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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2011 alle ore 15:01.

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Mario Monti con Mario Draghi (Space24)Mario Monti con Mario Draghi (Space24)

I due Super Mario dell'eurozona possono salvare il mondo? L'interrogativo è in evidenza sulla copertina del sito internet del magazine Usa Time, con la foto dei due Mario italiani che la sorte ha messo in una posizione chiave in un momento cruciale per l'euro, il nuovo presidente della Bce, Mario Draghi, e il nuovo primo ministro italiano, Mario Monti.

"Fortunatamente" - si legge - entrambi si sono guadagnati il nomignolo di "Super Mario", come il baffuto personaggio dei videogame, per la loro superiore performance. "Nell'eurozona la speranza è che questi due uomini di talento possano usare i loro poteri per ricostruire la fiducia degli investitori ed evitare che la crisi del debito corroda ulteriormente il cuore dell'Europa". Sono speranze fondate? Si domanda Michael Schuman nel blog di Time "The Curious Capitalist".

Dopo avere analizzato la situazione, Schuman dà una risposta che non induce all'ottimismo: "I Mario, per quanto si possano dimostrare Super, non possono salvare l'euro da soli. La crisi del debito è un problema dell'eurozona che richiede una soluzione dell'eurozona. Il problema è che sembra che non riusciamo mai ad averla". Senza togliere nulla all'abilità dei due Mario, scrive l'opinionista di Time, "credo che sarà difficile per loro essere all'altezza delle aspettative". "Super Mario" Monti dovrebbe essere "la versione italiana di quel bambino olandese che mise il dito nel buco della diga per evitare l'inondazione", spiega Schuman. Premendo "aggressivamente" per le riforme economiche in Italia, Monti ha il compito di fermare la crisi del debito alla frontiera italiana e impedire che inondi il cuore dell'Europa (più di quanto non abbia già fatto). "Monti è considerato l'ultima linea di difesa dell'eurozona – e a ragione", poiché se l'Italia avesse bisogno di essere salvata, vuol dire che c'è il rischio che la diga frani sull'euro.

Monti può salvare la situazione? Secondo Schuman, il nuovo premier italiano è "in una posizione impossibile". Certo, può tagliare il bilancio nell'immediato. Forse questo passo, combinato con misure di lungo termine per migliorare la flessibilità del lavoro e la produttività, può bastare a ristabilire la fiducia nell'Italia degli investitori. Ma – continua – "il tipo di riforme necessarie possono richiedere anni per essere attuate". "Capital Economics calcola che anche con riforme sostanziali, l'Italia avrebbe bisogno di due decenni per portare il livello del debito a un più sostenibile 100% del Pil invece dell'attuale 120%", puntualizza l'opinionista. Ci vorrebbero diversi anni prima che le riforme pro-crescita siano visibili nelle statistiche economiche. "Il problema – osserva - è che gli investitori non sono in vena di essere pazienti. Sono in preda al panico, i rendimenti dei titoli sono saliti e per ribaltare la situazione temo siano necessari cambiamenti molto più rapidi di quanto Monti non possa ottenere". Anche se Monti vuole fare il Super Mario che doma la crisi, "non è un dittatore" e deve sempre far approvare le riforme dal Parlamento, che è stato finora riluttante ad appoggiare veri cambiamenti. Schuman prevede molte liti e manovre politiche che "rallenteranno il processo di riforma".

E "Super Mario" Draghi? I leader dell'eurozona – argomenta l'opinionista - sanno che Monti non può sistemare l'Italia in un giorno e quindi sperano che Draghi dia una mano nel breve termine. Su Draghi ci sono state pressioni perché intervenga con un gigantesco programma di acquisto titoli. In altre parole, alcuni in Europa vogliono che la Bce diventi "prestatore d'ultima istanza" per i governi in difficoltà dell'eurozona. Ma Draghi ha resistito e, secondo Schuman, ha buone ragioni per farlo. Anche se la Bce ha acquistato titoli su scala limitata, egli teme che un programma massiccio indebolisca la credibilità e l'indipendenza della Banca centrale. E ritiene che tale programma non rientri nel mandato della banca.

Un ragionamento difficile da contestare: la Bce, spiega Schuman, non potrebbe comprare bond per sempre, finanziando Italia, Spagna e "il resto della gang" a tempo indefinito. Pesanti acquisti di titoli "potrebbero mandare il segnale sbagliato ai mercati, il segnale di vendere, di sbarazzarsi dei titoli del debito sovrano…". Quindi premendo sulla Bce perché intervenga, i politici europei potrebbero portare la banca "sulla strada della perdizione". "Dunque non possiamo aspettarci che i due Mario salvino l'euro. La crisi è diventata troppo grande perché due uomini possano risolverla da soli", constata l'opinionista. "La ragione per cui sono state poste tante speranze sui due Mario è che il resto dell'Europa non vuole fare niente di più per risolvere la crisi del debito". Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e gli altri contano su Monti e Draghi perché risolvano la crisi per loro, "così non devono prendere dure decisioni" sulle riforme dell'eurozona, su una maggiore integrazione, o sulla necessità di impegnare più risorse nazionali per stabilizzare l'unione monetaria. "Si rivolgono ai Mario così non devono rivolgersi agli elettori e dire loro che ci vogliono più sacrifici per salvare l'euro".

Merkel e Sarkozy fanno discorsi giusti, parlando di migliorare la governance e rafforzare il coordinamento e il controllo sulle finanze nazionali. "Un piano del genere sarebbe stato una bella idea dieci anni fa… tempo che la nuova governance abbia un vero impatto, l'euro potrebbe essere finito da un pezzo". Schuman fa anche notare che i discorsi sulla maggiore integrazione si concentrano sulle regole e non sul consolidamento del debito, sull'ampliamento del fondo di salvataggio, o su qualcosa che richieda maggiore impegno da parte delle economie più sane dell'eurozona.

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