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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2011 alle ore 06:43.
RIO DE JANEIRO. Dal nostro inviato
Luca Luciani, ad di Tim Brasil, ha inaugurato ieri il primo servizio wi-fi in banda larga per la comunità della Rocinha, la più grande favela di Rio de Janeiro dove, in uno spazio compresso, vivono tra le 100 e le 150mila persone. L'iniziativa nel quartiere "bonificato" solo un paio di settimane fa dal narcotraffico è solo una delle prime applicazioni consentite dall'infrastruttura in fibra ottica di Aes Atimus, rilevata la scorsa estate, che, con 5500 chilometri di rete, copre San Paolo e Rio de Janeiro, le aree che rappresentano il 27% del Pil brasiliano e che già oggi, per il settore della telefonia, costituiscono un piatto da 30 miliardi di reais.
Ma il vero salto di qualità che Aes Atimus permetterà sarà il rientro del gruppo Telecom Italia nei servizi di telefonia fissa, dopo l'uscita forzata da Brasil Telecom cinque anni fa. Tra marzo e giugno, infatti, con il marchio appena coniato di Tim fiber il gruppo avvierà l'offerta commerciale per offrire la connessione in banda ultralarga nelle due aree urbane più ricche del Paese, con l'obiettivo di raggiungere 1 milione di clienti entro il 2015. Rispetto agli incumbent che dispongono della vecchia rete in rame da riconvertire, Tim fiber avrà il notevole vantaggio competitivo di essere in grado di contenere i costi di installazione in 500 reais per abitazione (poco più di 200 euro), rispetto ai 2400 reais (mille euro) di spesa che, per un servizio analogo, Telefonica (con Telesp proprietaria dell'incumbent di San Paolo) e Oi-Telemar (il "campione nazionale" attivo altrove) dovrebbero sostenere. Il risultato è che Tim fiber potrà modulare offerte più attraenti per la clientela, ottenendo nel contempo margini di profitto più elevati, in un mercato altamente concorrenziale (ad aprile ha ottenuto la licenza anche l'americana Nextel, quinto operatore mobile del Paese) che però, per dimensioni, è il quarto al mondo dopo Usa, Cina e Giappone.
L'impatto di Aes Atimus sui ricavi di Tim Brasil è stimato nell'ordine di 1 miliardo di reais addizionali nel medio termine rispetto ai 16 miliardi ipotizzabili per quest'anno. In sè l'acquisizione, pagata 1,7 miliardi di reais, ha per il gruppo un valore ipotizzato di 4,8 miliardi. La proprietà dell'infrastruttura consentirà infatti a Tim Brasil di risparmiare 1,1 miliardi di reais in tre anni in termini di costi di affitto della rete e di investimenti, di accelerare nel business dei dati mobile con un beneficio di 0,8 miliardi, di accelerare l'espansione nel segmento corporate con il beneficio di altri 0,4 miliardi di reais e soprattutto di fare ingresso nel segmento promettente della banda larga residenziale con un crescita potenziale di 2,5 miliardi di reais. Un mercato, quest'ultimo, ancora poco sfruttato se si considera che il 72% delle linee fisse degli incumbent (Telefonica e Oi) non è ancora dotato di connessione veloce a Internet.
La crescita già registrata nei primi nove mesi dell'esercizio in corso da Tim Brasil – +12% i ricavi da servizi, ritmo confermabile per l'intero 2011 – permette comunque alla divisione carioca di Telecom Italia di portarsi avanti di un anno rispetto agli obiettivi del piano industriale presentato a febbraio dal presidente esecutivo Franco Bernabè per l'intero gruppo, che pronosticavano per il Brasile un progresso dei ricavi di poco inferiore al 10%. Con una quota di mercato del 26%, Tim Brasil ha consolidato la sua posizione di secondo operatore mobile del Paese, davanti a Claro (gruppo Slim) e dietro solo a Vivo (Telefonica).
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