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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 16:16.

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MILANO - Continua ad allentarsi la tensione sul debito italiano: dopo il crollo dello spread di lunedì in seguito al varo della manovra finanziaria, anche ieri il differenziale BTp-Bund ha registrato una flessione, chiudendo a 364 punti base. Tutto questo in un giorno in cui Piazza Affari ha registrato una perdita modesta (-0,46%) dopo il rally del giorno prima. Ma a rovinare la festa arriva un nuovo ciclone, oltre a quello scatenato dall'agenzia di rating Standard & Poor's che ha messo in credit watch negativo 15 Paesi dell'eurozona oltre al fondo salva-Stati Efsf.

Questa volta le notizie negative arrivano dall'altra parte dell'Atlantico, ovvero dagli Stati Uniti, dove la Commodity futures trading commission, il regolatore americano dei futures e derivati, ha approvato all'unanimità, lunedì scorso, limiti estremamente rigorosi sull'utilizzo da parte delle società d'intermediazione dei fondi dei propri clienti, mettendo, tra l'altro, al bando gli investimenti in titoli di Stato esteri. Benché non esplicito, il riferimento è ai bond governativi europei, ritenuti in questo momento troppo rischiosi, quegli stessi che hanno portato alla bancarotta il fondo MF Global per 1,2 miliardi di dollari. La regola entrerà in vigore a 60 giorni dalla sua pubblicazione. Una decisione pesante che giunge alla vigilia dell'arrivo a Milano del segretario del Tesoro americano Timoty Gaithner (questa sera assisterà alla prima della Scala di Milano) per incontrare il premier Mario Monti.

In attesa dei risultati dell'incontro, le tensioni sui tassi decennali sul debito pubblico sembrano allentarsi portandosi al 5,79%, livelli sempre più lontani dai picchi del 7% raggiunti all'inizio di novembre. Al contrario resta ancora alto lo spread della parte breve della curva con il titolo di Stato a due anni a 525 punti base sul benchmark tedesco che corrisponde a un rendimento del 5,46% e quello a cinque anni al 496 punti base pari a un rendimento del 6,05 per cento.

Gli effetti della ritrovata fiducia dei mercati sarebbero stati più evidenti se non fosse intervenuto l'annuncio di Standard & Poor's di volere mettere sotto osservazione con credit watch negativo non solo i 15 Paesi dell'eurozona, ma anche il fondo salva Stati, l'Efsf. Secondo i trader, la notizia che ha fatto sussultare i mercati è il fatto che S&P's non esclude la possibilità di prendere una decisione già al termine del vertice dell'Eurogruppo di questa settimana. In gioco c'è la tripla A di Paesi come la Francia e la Germania, ma anche quella dello stesso fondo che, come ha spiegato S&P, potrebbe perdere il rating AAA se analoga sorte dovesse toccare a uno dei Paesi garanti. La minaccia del maxi-downgrade dell'Eurozona non è irrilevante perché coinvolge 8.100 miliardi di euro di titoli di Stato.

Nonostante la minaccia di S&P, le Borse europee hanno tenuto, ricuperando nel pomeriggio parte delle perdite segnate nel corso della mattina, con Wall Street che ha chiuso le contrattazioni contrastata: il Dow Jones ha terminato in rialzo dello 0,43%, l'S&P 500 dello 0,11%, mentre il Nasdaq ha registrato una flessione dello 0,23 per cento. In Europa, mentre Londra, Madrid e Zurigo hanno terminato le contrattazioni appena sopra la parità, le altre Borse hanno limitato i cali entro il mezzo punto percentuale, con l'eccezione di Francoforte (-1,27%): nei dettagli a Londra il Ftse 100 ha guadagnato lo 0,01%, a Parigi il Cac 40 ha perso lo 0,68%, a Francoforte il Dax 30 ha ceduto l'1,27%, a Milano l'Ftse Mib chiude a -0,49%. Madrid avanza dello 0,08%. Male Atene che perde il 2,38% e Lisbona (-1,31 per cento).

A Piazza Affari, i titoli bancari si sono mossi in ordine sparso: in discesa Bpm (-3,28%) e Banco Popolare (-1,45%), Intesa ha ceduto lo 0,82% e UniCredit l'1,32 per cento. In recupero invece Ubi e Bper, Monte Paschi guadagna l'1,44 per cento. Tra gli assicurativi salgono Generali e Unipol, FonSai perde il 4,30 per cento. Tra gli energetici, Edison -0,73% dopo il downgrade di S&P; A2A perde il 2,37% mentre Eni sale dello 0,50%. Nell'industria Fiat perde il 2,82%, Finmeccanica il 4,83% dopo che S&P ha abbassato il rating del credito a lungo termine; Italcementi a -3,48%. Debole Mondadori con un -4,73 per cento.

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