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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 08:18.

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Il Christmas rally, cioè il rialzo di Natale, è uno di quei fenomeni borsistici – un po' per statistica e un po' per consolazione psicologica – particolarmente atteso dagli investitori, specialmente dopo un anno avaro di soddisfazioni per i listini azionari. Ma quest'anno, con in ballo tutti i problemi dell'area euro e con i rischi di una recessione globale dietro l'angolo, riusciremo a spuntare un buon guadagno azionario nelle prossime settimane?

L'ultima ottava è stata pesante per i listini occidentali, a causa delle incertezze sull'evoluzione della crisi europea, Poi, fra giovedì e venerdì, le decisioni di Bruxelles sono state viste in chiaroscuro, ma apparentemente – almeno in base alla reazione dei benchmark azionari – più in chiaro che in scuro. Vedremo l'evoluzione nelle prossime sedute. Intanto però è già possibile mettere alcuni punti fermi, dal punto di vista dell'analisi tecnica, per capire quando (e se) i listini assumeranno un'intonazione positiva. «Il mercato resta complesso e difficile – dice Francesco Caruso, analista tecnico indipendente e animatore del blog www.francescocaruso.ch – ma, secondo i miei modelli, il superamento di quota 6.193 del Dax, 16.370 del Ftse Mib e 1.270 dell'S&P 500 (non lontane, in fin dei conti sono molto vicine, il 2-3%, ai massimi dell'ultima settimana), potrebbe dare il via a un rally di fine anno che potrebbe prolungarsi, con molta attenzione, fino alle prime settimane del 2012».

Con quali potenzialità di crescita? «Nulla di straordinario, anche perché la situazione resta molto complessa, un 5-8% al massimo». Come mai così poco? «Lo scenario generale è difficile – dice Caruso – e il mio barometro congiunturale indica da mesi una fase recessiva per l'Europa. Diversa è invece la situazione negli Stati Uniti, dove Borsa e tassi sembrano essersi stabilizzati e la propensione ai consumi (consumer confidence) sta migliorando. Dal punto di vista tecnico la situazione negli Usa è migliore che in Europa, e un rally a Wall Street potrebbe avere più solidità e migliori possibilità di riuscita».

Il rialzo natalizio – il Christmas rally che è anche chiamato, nei Paesi anglosassoni, Santa Claus rally – è, da manuale, un rialzo delle quotazioni che si verifica nell'ultima settimana di contrattazioni dell'anno anche se, nell'opinione comune, prende il suo avvio nei primi giorni di dicembre.
Il fenomeno è abitualmente spiegato con un aumento dei capitali investiti nelle ultime settimane dell'anno da parte degli investitori istituzionali, ai quali si accodano i piccoli risparmiatori, che vogliono rialzare i listini per ragioni fiscali (compensazione fra minus e plusvalenze) e per "abbellire" le performance di guadagno al 31 dicembre. Un'altra spiegazione è l'anticipazione del Januar effect: nella prima parte di gennaio statisticamente le azioni salgono, quindi gli investitori comprano a dicembre per rivendere, a un prezzo più alto, all'inizio dell'anno successivo.

Il fenomeno, che è stato osservato la prima volta a Wall Street una settantina di anni fa, ha come ulteriore particolarità – fra l'altro – il fatto che le piccole capitalizzazioni nel periodo tendono a performare meglio delle blue chips.
Ma, passando dalla storia tecnico-statistica alla realtà attuale, è possibile immaginare oggi qualcosa di simile per Piazza Affari? E, nel caso, quali sono le Pmi più intriganti per l'investitore? «Negli ultimi anni le piccole e medie imprese quotate alla Borsa italiana – risponde Antonio Tognoli, vice president e responsabile dell'equity research a Integrae Sim, specializzata nelle Pmi – hanno avuto un total return mediamente superiore a quello delle grandi società. Questo, aggiunto al fatto che sono scese di più negli ultimi mesi, in caso di ripresa del trend offre una prospettiva rialzista interessante. Realtà come Biancamano, Sabaf, Brembo, Interpump, Caleffi, Servizi Italia, solo per citare alcune, sono tutte da seguire ».

Ovviamente, rispetto alle blue chips, c'è un problema di liquidità. Però, osserva Tognoli, «a parte questo le Pmi quotate italiane hanno tutte le caratteristiche che un guru come Soros mette alla base delle sue scelte, cioè ottimo management, leadership nel settore e buona produzione di cash». E infine, aggiunge il gestore di Integrae, le piccole capitalizzazioni hanno il vantaggio di una maggiore flessibilità nelle scelte decisionali e strategiche, un atout importante in una fase economica critica».

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