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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 14:08.

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Una bolla 2.0? Il debutto di Zynga riapre le discussioni su società hitech arrivate in borsa nell'ultimo anno che hanno costruito il loro successo a partire da internet. Coinvolgono milioni di persone attraverso social network, motori di ricerca, commercio elettronico, giochi. Ma i loro titoli perdono punti sui mercati.

Come LinkedIn: le sue azioni avevano un prezzo di 45 dollari al momento del collocamento lo scorso maggio, ma viaggia adesso intorno ai 66 dollari. Eppure il giorno del debutto aveva fatto registrare un balzo del 109%.

Tanto che la fotografia del brindisi degli azionisti di LinkedIn con Wall Street alle spalle è diventata un simbolo del successo per aziende che su internet avevano già vinto la competizione con i rivali per richiamare utenti. Il social network che riunisce i curriculum professionali ha appena superato la soglia di 131 milioni di utenti e punta alla crescita nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in una nazione anglofona come l'India. Da settimane è sotto la lente d'ingrandimento Groupon. Il primo giorno in borsa valeva 20 dollari al debutto: a distanza di un mese è arrivato a 23 dollari. Prima della quotazione non sono state risparmiate le critiche: la sua idea dei coupon digitali è ormai entrata nella cassetta degli attrezzi di molti colossi online impegnati a sperimentare le offerte promozionali sul territorio.

Secondo lo studio di un analista del gruppo Birinyi Associates, Kevin Pleines, è un copione consolidato: avviene un improvviso aumento del prezzo al momento del collocamento e poi una perdita di valore che, in alcuni casi, scende sotto la soglia del debutto. In particolare, la ricerca analizza trenta "internet company" arrivate sul mercato nell'ultimo anno. In 18 casi su 30 le azioni sono al di sotto del loro prezzo di collocamento. E in 24 casi su 30 hanno perso valore rispetto al momento dell'apertura delle contrattazioni. Nel mirino, per esempio, è finita la webradio Pandora: il titolo ha perso terreno dai 16 dollari dell'ipo per arrivare a dieci. Deve confrontarsi, per esempio, con l'avanzata di altre radio, come la svedese Spotify: dopo l'integrazione con Facebook ha conquistato dieci milioni di utenti. Non brillano nemmeno i colossi di internet nati in Estremo Oriente. Anzi. RenRen aveva debuttato sul listino come il "Facebook cinese": il prezzo di collocamento era di 14 dollari, ma viaggia intorno ai 3 dollari. Un flop. È vero che quella cinese è la più grande popolazione online, ma deve confrontarsi anche con altri giganti locali come Tencent. Yandex, invece, è un motore di ricerca che in Russia, sua terra d'origine, è più utilizzato di Google. Progetta l'espansione all'estero ed è arrivato sul mercato dei titoli tecnologici, il Nasdaq, con un prezzo di 25 dollari, ma ha perso fino a scendere a 18 dollari.

Ma per sfatare la bolla 2.0 gli occhi sono puntati su Facebook: il suo sbarco è atteso per la primavera dell'anno prossimo. Da poco ha varato le sue "social apps" che aprono la strada per la monetizzazione a un ecosistema di altre aziende che utilizzano la sua moneta digitale, i credits. Secondo le indiscrezioni pubblicate sul blog Gawker il fatturato atteso per il social network entro la fine dell'anno è di 3,3 miliardi di dollari: nei primi nove mesi dell'anno ha raggiunto 2,5 miliardi di dollari. L'utile netto previsto per il 2011 è di un miliardo di dollari.

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