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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 09:04.

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Il dossier è ancora tutto da valutare ma il caso Fondiaria-Sai sarebbe arrivato sulle scrivanie di almeno tre fondi d'investimento italiani. I nomi sarebbero coperti dal più stretto riserbo, ma uno di questi potrebbe essere Clessidra. In particolare, il fondo guidato da Claudio Sposito, che in passato aveva valutato l'acquisto dalla compagnia dei Ligresti di Liguria Sasa, ora starebbe considerando l'intero dossier FonSai.

Più nel dettaglio, Clessidra, come gli altri soggetti interessati, sarebbero in attesa che il cda del gruppo assicurativo, in calendario per la prossima settimana (per venerdì 23 dicembre), detti l'agenda della compagnia in tema di rafforzamento patrimoniale.

Quest'ultimo, infatti, è un passaggio chiave senza il quale i fondi difficilmente potrebbero valutare ora se in futuro l'asset potrà rivelarsi o meno un investimento appetibile. Sul piano del business industriale, Fondiaria-Sai negli ultimi tempi ha dimostrato di poter recuperare il terreno perso, tuttavia, come dimostra l'emergenza attuale sul fronte della solidità patrimoniale la strada da percorrere è ancora lunga.

Ecco perché Clessidra e gli altri investitori starebbero studiando le carte in attesa che i nuovi advisor di FonSai, ossia Goldman Sachs e lo studio Carbonetti, presentino il loro piano di rafforzamento patrimoniale della compagnia.

Un piano che, probabilmente, non potrà prescindere dalla necessità di una iniezione di liquidità. Va evidentemente chiarito di che ammontare. Nella missiva che Mediobanca la scorsa settimana ha inviato ai vertici della società si accennava alla possibilità di un aumento fino a 600 milioni Quella somma ora è tutta da valutare ma soprattutto sono da verificare le modalità con le quali procedere alla ripatrimonializzazione. Nei giorni scorsi oltre all'aumento di capitale puro si è ipotizzato anche il ricorso a un convertendo. In ogni caso, allo stato attuale, il socio di controllo Premafin, soprattutto per la parte che fa capo a Salvatore Ligresti (20% della holding), difficilmente potrà fare la propria parte se non in misura marginale. Anche per questo la finanziaria ha dato preciso mandato a Leonardo & co.

L'advisor dovrà infatti gestire al meglio, per la holding dei Ligresti, il processo di rafforzamento a valle della catena di controllo. Tanto più alla luce del fatto che Sinergia e Imco, le due cassaforti che fanno capo direttamente all'Ingegnere, hanno avviato i contatti con le banche per promuovere un nuovo accordo sul debito con gli istituti di credito. Accordo che non potrà prescindere da quello che sta avvenendo nelle controllate. A fronte di un possibile aumento di FonSai e di una successiva diluizione dell'Ingegnere andrebbero ritarate le garanzie e i pegni offerti alle banche. Sebbene, va ricordato, il vero cuore dell'impero di Salvatore Ligresti sia ormai principalmente rappresentato dal patrimonio immobiliare.

Nel frattempo, a Piazza Affari è stato registrato l'ennesimo crollo di FonSai, che continua a riaggiornare i minimi storici e ormai vale meno di un quinto rispetto a un anno fa. Il titolo ieri ha perso il 5,14% fermandosi a 0,72 euro per azione, poco sopra il nuovo record negativo del 2011 (0,70 euro). Nel corso della seduta sono passati di mano 7,4 milioni di titoli, oltre il doppio della media scambiata giornalmente nell'ultimo mese. La giornata è stata nera anche per Milano Assicurazioni (-4,1%) e per la controllante Premafin (-3,36%); su quest'ultima, come è noto, si sono anche accesi i riflettori della Consob, che sta indagando sulla composizione dell'azionariato. In pochi giorni è emerso che circa il 20% del capitale della holding è riconducibile a soci basati in paradisi fiscali: un pacchetto pari al 12,15% è intestato a una fiduciaria con base alle Bahamas e un altro 7,8% a un trust panamense.

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