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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 06:43.

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ROMA
Via libera dell'assemblea straordinaria di UniCredit alla maxi ricapitalizzazione di 7,5 miliardi di euro, mentre il governo italiano sblocca i fondi della Banca Centrale libica, socio al 4,99% di UniCredit.
Dopo una riunione fiume presso la sede della Banca di Roma, che si è protratta per sei ore e ha visto la presenza dei grandi soci per un totale del 33% del capitale – Mediobanca (5,24%), Aabar (4,9%), Banca Centrale della Libia (4,98%), Cariverona (4,2), Blackrock (4,02%), Caritorino (3,3%), Carimonte (2,89%), Lybian Investment Authority (2,59%) e Allianz (2,043) – ieri gli azionisti della banca di piazza Cordusio, con il 97,89% dei voti favorevoli (si è astenuta la Fondazione Bds con lo 0,6%), hanno ufficialmente dato il via libera alla ricapitalizzazione annunciata dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni. Una operazione che «è come un patto di onore, un patto di fiducia tra chi lo richiede e gli azionisti che ne sopportano l'onere», ha sottolineato il presidente Dieter Rampl in apertura dell'assemblea che si è detto grato «a tutti gli azionisti storici, grandi e piccoli, per quanto fatto sinora».
Rampl, in particolare, ha ricordato come l'impegno richiesto ai soci è «quanto ci spetta dopo la decisione assunta dal Consiglio Europeo che ha assegnato alla Bce il compito di assicurare a tutte le banche liquidità e la capacità di sostenere quanto può garantire alle nostre comunità una crescita equilibrata ma più sostenuta rispetto a quanto avuto sinora». Dichiarazioni dirette, in particolare, ai primi soci di UniCredit, le Fondazioni appunto, tra cui serpeggia qualche malumore (Cassamarca, secondo indiscrezioni, sarebbe orientata a non sottoscrivere la ricapitalizzazione) per la richiesta di nuovi fondi a fronte di un andamento del titolo UniCredit in calo e dividendi sempre più magri. Non a caso ieri il rappresentante di Fondazione Cariverona, socia con il 4,2% di piazza Cordusio, esprimendo voto favorevole all'aumento di capitale per «senso di responsabilità» («che speriamo sia condiviso dagli organi sociali»), ha chiesto che ora si avvii una «severa riflessione che investa costruttivamente le cause esterne e interne» che hanno determinato la situazione attuale.
Una dichiarazione, quella dell'ente veronese, giudicata da Ghizzoni non di natura critica: «Cariverona ha espresso parere favorevole e la riflessione auspicata dalla fondazione è già stata fatta dalla banca che ha individuato una serie di azioni che possano far sì che questo aumento sia definitivo».
Nel corso dell'incontro l'amministratore delegato, che non ha escluso la possibilità di accedere alla garanzia di Stato sui bond bancari, ha poi ricordato che l'aumento di capitale, atteso «per metà gennaio» subito dopo un cda che fisserà il prezzo, «porterà il gruppo ben al di sopra delle richieste e completamente al di fuori del rischio Eba», aggiungendo infine che la banca è «disponibile all'ingresso di nuovi soci in forma amichevole», dato che alla luce delle dimensioni dell'operazione «non è possibile che tutti i soci sottoscriveranno e quindi sono possibili modifiche dell'azionariato». Da ieri però c'è qualche certezza in più sulle adesioni. Dopo il via libera di Crt e Carimonte e la probabile sottoscrizione da parte di Cariverona e Allianz («Allianz credo che abbia intenzione di sottoscrivere l'aumento», ha dichiarato Ghizzoni) ieri è emerso che il governo italiano avrebbe dato il nulla osta, attraverso il comitato per la sicurezza finanziaria, allo sblocco di fondi per consentire alla Banca Centrale libica di sottoscrivere, pro quota, l'aumento di capitale. La Banca Centrale libica sottoscriverà azioni di Unicredit per un controvalore di circa 375 milioni di euro a fronte del pacchetto del 4,9%. La decisione dello sblocco dei fondi, che arriva nel giorno dell'incontro fra il premier Mario Monti e il presidente del Cnt Mustafa Abdel Jalil, risolve così l'impasse. In proposito l'ex governatore della Banca Centrale libica Farhat Omar Bengdara è arrivato nel pomeriggio all'assise ed era presente in qualità di componente del cda di Unicredit dove ricopre anche la carica di vicepresidente.
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