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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2011 alle ore 13:04.
L'evento del giorno per i mercati è l'asta a 36 mesi della Bce. Secondo i dati della stessa Eurotower sono stati collocati 489,19 miliardi di euro. L'ammontare comunicato ha oltrepassato le attese medie, che fino a ieri sera si aggiravano tra 250 e 300 miliardi di euro. La reazione del mercato dei titoli di Stato tuttavia non è positiva come ci si aspettava. Dopo essere sceso a quota 446, il differenziale di rendimento tra i BTp a 10 anni e i bund tedeschi è risalito oltre 490. Lo stesso è successo su tutti i titoli dei Paesi periferici.
«Francamente non ci aspettavamo e fatichiamo a capire questa reazione dei mercato», ammette Angelo Drusiani, gestore obbligazionario di banca Albertini Syz. La speranza infatti era che le banche utilizzassero i nuovi fondi a disposizione per ripagare i propri bond in scadenza, fare credito a famiglie e imprese e soprattutto tornare ad acquistare debiti sovrani disinnescando la "bomba" degli spread. Ad oggi però sembra che questo non stia accadendo. Dalle sale operative anzi segnalano che la stessa Bce è tornata a comprare BTp. Cioè proprio quello ci si aspettava facessero le banche con i consistenti fondi a loro prestati. Qualcosa quindi sembra non funzionare.
Un rischio tuttavia c'è. Riguarda le richieste dell'Eba, l'autorità bancaria europea che ha imposto al settore del credito consistenti rafforzamenti patrimoniali (solo 15,4 miliardi di euro per le italiane). «Non è escluso - dice Drusiani - che le banche impieghino i fondi Bce per rafforzare il proprio patrimonio in base ai nuovi requisiti». Insomma, nonostante questa consistente iniezione di capitale, le banche potrebbero continuare a stare alla larga dai titoli di Stato dei Paesi periferici. Se questo avvenisse il "bazooka" voluto da Draghi potrebbe trasformarsi in una pistola giocattolo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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