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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2011 alle ore 12:21.

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Crollo dei rendimenti dai picchi record di novembre e domanda molto tonica nonostante le trading room svuotate e rallentate dalle festività. L'asta dei BoT e dei CTz chiude con una nota positiva il 2011 per il Tesoro perchè segnala un primo importante miglioramento nella capacità dello Stato italiano di finanziarsi per grandi importi sui mercati e di recuperare la fiducia degli investitori internazionali.

I rendimenti in caduta libera nell'asta di dicembre rispetto a quella di novembre (dal 6,5% al 3,25% i BoT e dal 7,81% al 4,85% i CTz) riducono drasticamente gli oneri della spesa per interessi sul debito pubblico ma restano ancora elevati rispetto ai costi di raccolta di Germania, Francia e Spagna. Ciò vuol dire che resta altra strada da fare per il rischio-Italia in questa direzione. La domanda, sicuramente massiccia con oltre 19 miliardi di richieste rispetto ai 10,7 miliardi collocati, va invece depurata dall'impatto artificiale dell'iniezione di liquidità da 490 miliardi della Bce, che ha finanziato per tre anni le banche europee (quelle italiane per oltre 100 miliardi) al tasso dell'1 per cento.

Il ritorno delle banche in asta è un fattore di sostegno importante per il Tesoro ma quel che conta di più è il ritorno degli investitori istituzionali finali, dei grandi portafogli esteri. L'esito di queste aste sul breve termine spiana comunque la strada per l'appuntamento più temuto dal mercato di fine anno: l'emissione domani dei titoli di Stato italiani a medio-lungo termine, con BTp a tre, dieci e nove anni e CcTeu fino a 8,5 miliardi di euro.

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