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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 15:19.

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Battaglia tra banche d'affari per l'Ipo 2012 di FacebookBattaglia tra banche d'affari per l'Ipo 2012 di Facebook

In un mercato delle Ipo che nel 2012 si profila volatile quanto i mercati, a Wall Street si fa frenetica l'attesa per l'Initial public offering di Facebook: le principali banche d'affari si stanno dando battaglia per cercare di conquistare il ruolo principale – e quelli secondari – nel collocamento iniziale di più alto profilo della prima metà dell'anno. Una data non è stata ancora fissata, ma il social network dovrebbe presentare i documenti per la quotazione nei primi mesi del 2012. Goldman Sachs e Morgan Stanley, secondo le indiscrezioni, appaiono favorite per curare una operazione che apporterà ingenti commissioni, ma la concorrenza è forte con altri istituti che tentano di insidiare la loro pole position anche offrendo costi più bassi per i loro servizi.

Un'Ipo da 10 miliardi di dollari, come quella che Facebook sta esaminando, valuterebbe la società intorno a 100 miliardi di dollari. In genere le commissioni su operazioni di queste dimensioni si aggirano sul 2,2%, ovvero sui 220 milioni di dollari. Il quotidiano «Wall Street Journal» cita che alcuni banchieri di investimento attendono con ansia di essere chiamati a partecipare a uno dei collocamenti più interessanti della storia di Wall Street. Del resto, quest'anno all'interno dei protagonisti della comunità finanziaria è cresciuto il peso di chi fa attività di advisor per fusioni e acquisizioni e strutturazione di finanziamenti alle imprese, in quanto le attività di trading hanno sofferto parecchio e la loro redditività si è abbattura.

Interessante è anche il fatto che, comunque vadano le cose, Goldman Sachs uscirà vincitrice dai suoi rapporti con il social network, anche se non dovesse diventare lead manager dell'Ipo. La banca d'affari ha già curato un collocamento privato da 1,5 miliardi di dollari di capitale che indicava un valore di massima del gruppo intorno ai 50 miliardi di dollari. Il suo ruolo ha generato però qualche incomprensione con il gruppo dirigente di Facebook: il piazzamento privato aveva rischiato di violare le normative che vietano di pubblicizzare operazioni del genere. Goldman Sachs aveva risolto il problema rivolgendosi solo a investitori non statunitensi. Se essi decideranno di uscire dall'investimento non appena Facebook sarà in Borsa, Goldman potrà incamerare nuove commissioni per circa 95 milioni di dollari. Inoltre la banca d'affari ha investito in proprio – come spesso fa in parallelo con i suoi clienti – 375 milioni di dollari per l'equivalente di quasi l'1% del capitale di Facebook: se l'Ipo assegnerà, secondo le attese, una capitalizzazione totale di 100 miliardi di dollari alla società, il valore della quota che fa direttamente capo a Goldman Sachs raddoppierà immediatamente il suo valore: un guadagno istantaneo di 375 milioni di dollari.

La maggiore rivale – sia nella corsa a curare il collocamento Facebook sia in quella per la posizione numero uno tra i sottoscrittori di Ipo in generale – è Morgan Stanley. A giocarle contro, secondo il Wsj, è il fatto che abbia guidato il recente collocamento del sito online di giochi Zynga, che dopo la quotazione ha visto scendere le sue azioni, con un certo danno di immagine. Tra le altre Ipo risultate deludenti quest'anno nell'andamento delle contrattazioni successive, figurano altri nomi noti come il discounter online Groupon (alla quale il mercato ha dato un valore iniziale di 13 miliardi di dollari e uno attuale sotto i 10 miliardi) e Pandora (radio Internet), mentre positivo è stato il corso del titolo della neoquotata Linkedin (superiore di oltre il 30% al valore di esordio). In ogni caso, è ben difficile, nel contesto attuale, pensare che Facebook possa replicare la performance esplosiva di Google seguìta al suo approdo in Borsa nel 2004.

Facebook, fondata da Mark Zuckerberg, vanta 800 milioni di utenti che si connettono in più di 70 lingue. Al momento la società non ha mai pubblicato dati finanziari ma negli ultimi mesi il gruppo dirigente ha rafforzato tutte le condizioni preliminari allo sbarco in Borsa: dalle prove di risposta alle domande ipotetiche degli investitori all'ampliamento dell'ufficio legale.

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