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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 08:16.

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Mps, Viola scelto come nuovo CeoMps, Viola scelto come nuovo Ceo

Il 12 gennaio prossimo il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena esaminerà la proposta di nomina di Fabrizio Viola a Direttore Generale del Gruppo. Lo annuncia un comunicato stampa. Alla guida di Banca Popolare dell'Emilia dopo una carriera alla Popolare di Milano, Viola ha superato gli altri candidati. Sul mercato c'era chi scommetteva anche su Marco Morelli (direttore generale di Intesa Sanpaolo), Fabio Gallia (ad e direttore generale di Bnl), e Roberto Nicastro (direttore generale di UniCredit).

Viola dovrebbe diventare il primo amministratore delegato nella storia di Mps: finora a Rocca Salimbeni esisteva la poltrona del presidente (Giuseppe Mussari, attuale presidente dell'Abi) e quella del direttore generale (Antonio Vigni). Da tempo però la banca pareva orientata a creare la figura di un manager operativo. Dell'arrivo di un ad a Siena si parla ormai da anni, ma questa potrebbe essere la volta buona e l'occasione la offre il rinnovo del board, in agenda a primavera. Viola assumerebbe in un primo momento la carica di direttore generale in sostituzione di Vigni, che a sua volta si sposterebbe con un ruolo di vertice in Fondazione Mps, e in un successivo momento verrebbe nominato amministratore delegato.

I primi mesi del nuovo anno saranno del resto cruciali per la banca senese, alle prese fra l'altro con le richieste dell'authority bancaria europea (Eba), che chiede di adeguare il patrimonio per 3267 miliardi di euro, un obiettivo che si conta di raggiungere senza ricorrere ulteriormente al mercato. Proprio ieri, a questo proposito, Mps ha comunicato di aver ricevuto una richiesta di conversione con riferimento all'emissione di titoli obbligazionari convertibili Fresh, per un ammontare complessivo di 289 milioni di euro. A fronte di questa richiesta, spiega una nota dell'istituto senese, sono state emesse, al prezzo di conversione di 2,12 euro, 136 milioni di azioni ordinarie Mps, pari a circa l'1,26% del capitale ordinario ante conversione. Per effetto dell'operazione, il numero di azioni ordinarie è così passato da 10.844.097.796 a 10.980.795.908, mentre il capitale sociale è salito da 6.654.282.746,76 a 6.732.246.664,72 euro.

La Fondazione Mps avrà tempo fino a metà marzo per mettere a punto un piano di riequilibrio economico-finanziario da condividere con le banche creditrici. L'accordo di standstill (sospensione del meccanismo d'integrazione e svincolo delle garanzie), raggiunto domenica con gli 11 istituti (capofila JpMorgan) da cui l'Ente senese ha ricevuto lo scorso luglio un finanziamento di 600 milioni (oggi ridotto a 524 milioni), lascia uno spazio di manovra più ampio rispetto al termine del 20 gennaio inizialmente ipotizzato. All'intesa, che riguarda anche i contratti di total return swap sul prestito Fresh del 2008 (circa 300 milioni di esposizione), hanno aderito anche le due controparti Mediobanca e Credit Suisse.

Le prossime settimane risulteranno decisive per disegnare il futuro assetto del sistema Montepaschi. Il piano della Fondazione presieduta da Gabriello Mancini avrà due pilastri: la riduzione, o addirittura l'azzeramento del debito, e l'allungamento dell'eventuale parte rimanente in un arco di medio periodo (non oltre il 2017). Per questo sono in fase di vendita le partecipazioni in Cassa depositi e prestiti (2,57%), nel fondo F2i (5,6%), in Sator (1%), una quota dell'immobiliare Sansedoni (67%) e l'ultimo pacchetto di Mediobanca ancora nel portafoglio senese (0,9%), che però agli attuali valori di Borsa difficilmente sarà ceduto.

Per quanto riguarda la partecipazione in Banca Mps (48,4%), è scontato che la Fondazione si deciderà a venderne una parte, con il via libera delle istituzioni locali, magari facendo ben attenzione a non scendere sotto la soglia del 33% che consentirebbe di continuare a esercitare un ruolo decisivo. Con questo piano, che potrebbe portare nelle casse di Palazzo Sansedoni circa 800 milioni, Siena punta a confermare a metà marzo l'accordo con le banche e a ottenere tempi di attuazione che possano estendersi oltre giugno.

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