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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 06:41.

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Enrico Tomaso Cucchiani da presidente di Allianz Italia ad amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Andrea Bonomi da finanziere-patron di Invest Industrial a presidente del consiglio di gestione della Popolare di Milano. Fabrizio Viola da Ceo della Popolare dell'Emilia Romagna a direttore generale del Monte Paschi di Siena. Piergiorgio Peluso da responsabile del corporate & investment banking di UniCredit a capo-azienda di FondiariaSai. Il 4 gennaio del 2011 chi avrebbe giocato – sulla ruota di Piazza Affari – anche solo uno dei nomi di questa "quaterna"? Eppure, all'inizio del 2012, «il catalogo è questo». E l'assortimento non appare affatto bizzarro o casuale anche solo scorrendo velocemente il who is who del Miglio quadrato meneghino.

Viola non è figlio del ministro degli Interni in carica come Peluso (che non è l'unico alumnus di Mediobanca ad avere come genitore un prefetto). Ma anche il futuro "signore della Rocca" è nato a Roma e si è laureato in Bocconi: e vent'anni fa è stato anche lui asset manager in Fondiaria. Rigorosamente born in Milan Cucchiani, svezzato però a New York presso la casa-scuola: McKinsey. Nato direttamente nella Grande Mela e allevato chez Lazard Bonomi, nipote del cavaliere del lavoro Anna Bonomi Biolchini, protagonista della Milano ruggente del boom. Ma – oltre gli intrecci più curiosi dei curriculum personali – sono ovviamente gli itinerari professionali ad attirare i watcher di Piazza Affari: per decifrare cosa sta cambiando e come può cambiare l'industria finanziaria italiana in alcuni suoi snodi-chiave. Nessuno può ad esempio aver dimenticato che Viola – come direttore generale della Bpm – è stato con il presidente Roberto Mazzotta uno degli artefici dell'ultimo tentativo per far evolvere "sul mercato" lo status unico della Popolare milanese. Quattro anni fa la fusione con la Bper sembrava cosa fatta: ma alla fine prevalse l'istinto autoconservativo dei dipendenti-soci Bpm. Viola lasciò Piazza Meda per trasferirsi proprio a Modena e il "dossier Bpm" è stato risolto solo due mesi fa: da Bonomi. È stato il finanziere a percorrere con successo un sentiero strettissimo: ha investito 150 milioni in modo non ostile ai dipendenti-soci, imponendo però la riforma della governance voluta dalla Banca d'Italia e battendo in assemblea la concorrenza di Matteo Arpe, ex top manager di Mediobanca e Capitalia. La "fase due" di Bonomi potrà rendere praticabile un'alleanza come quella a suo tempo imbastita tra Bpm e Bper? È su quella fase che hanno già deciso di puntare investitori internazionali (si veda articolo a pagina 37) come Raffaele Mincione? Nel frattempo anche Viola ha attraversato il suo "cerchio di fuoco": l'ultima assemblea Bper (32mila partecipanti al voto), resa infuocata dal tentativo di scalata di Giampiero Samorì. Nulla di quell'esperienza andrà perso, prevedibilmente, nei prossimi mesi al Montepaschi: che ha avuto finora una governance completamente opposta, con il ruolo egemone di una Fondazione erede di 500 anni di autogoverno municipale. Ma la ricapitalizzzaione imposta soprattutto dagli stress-test europei sta spingendo anche Rocca Salimbeni – come le Popolari – fuori dalla sua "singolarità". E nessuno, alla fine, si sorprende che Viola entri nella stanza dei bottoni.

«Zero» è invece – sul sito dell'Eba – la stima di ricapitalizzazione necessaria per Intesa Sanpaolo dopo l'ultimo stress-test. Intesa: la "banca di sistema" per eccellenza, finora diretta dal nuovo super-ministro dello Sviluppo, Corrado Passera. Un gruppo quello presieduto da Giovanni Bazoli che diversamente dal Monte non ha soci privati rilevanti, né una fondazione dominante, ma una pluralità di enti: a Cucchiani – manager cosmopolita tra gli Usa e la Germania, tra Milano e Trieste – far quadrare tutti i cerchi tra gestione, strategia e governance. Più simile a quello senese il menu che attende Peluso in FonSai: aumento di capitale con ricerca di nuovi soci, riassetto aziendale e riposizionamento strategico, superamento di un modello di capitalismo familiare. È il compito di un classici samurai allevato in Mediobanca e poi cresciuto in quelle che a Milano erano (e per molti versi) restano, «le Bin».

AL TIMONE

Enrico Tomaso Cucchiani
Nato aMilano nel 1950, bocconiano, McKinsey, è direttore generale di Gucci e del Lloyd Adriatico. Amministratore delegato di Allianz Spa, ha ora lo stesso ruolo in Intesa Sanpaolo.

Fabrizio Viola
Nato a Roma nel 1958, bocconiano, inizia a Imi-Sige e Fondiaria. Vicedirettore generale alla Popolare di Vicenza, è Dg alla Bpm e infine Ad della Bper. Sarà designato Dg del Mps.

Andrea C.Bonomi
Nato a New York nel 1965, segue fino a diventarne presidente le attività di Investindustrial (gruppo BI-Invest). È presidente del consiglio di gestione della Popolare di Milano.

Piergiorgio Peluso
Nato a Roma nel 1968, studia in Bocconi e alla Lse. Entra in Mediobanca e passa a Capitalia (Mcc) e quindi alla guida del corporate & investment di UniCredit. È ora direttore generale in FonSai.

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