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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2012 alle ore 14:59.

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Si aggrava la situazione in Ungheria, con rendimenti dei titoli di Stato ai massimi storici, il fiorino ungherese ai minimi sull'euro e un flop della domanda sull'asta di bond collocati oggi dal governo di Budapest. In questo quadro cresce il rischio di default con il rialzo dello spread tra i titoli ungheresi e quelli britannici a 750 punti. In salita anche i cds, i contratti di riassicurazione in caso di fallimento, a quota 745.

Budapest è finita nel mirino della speculazione finanziaria dopo che il governo di Viktor Orban ha dato l'ok a una legge costituzionale approvata la scorsa settimana dal Parlamento nazionale che minaccerebbe l'indipendenza della banca centrale. Norma che violerebbe il Trattato di Lisbona e per questo motivo ha causato l'interruzione delle trattative per i prestiti da parte del Fmi e dell'Ue al Paese.

L'esposizione di Intesa Sanpaolo e UniCredit
Le tensioni in Ungheria impattano direttamente su Unicredit e Intesa Sanpaolo, le due banche italiane con l'esposizione più forte in Ungheria. Nel dettaglio le controllate di Intesa Sanpaolo e Unicredit in Ungheria sono rispettivamente la quinta e la settima banca del Paese magiaro. Nel dettaglio Cà de Sass controlla Cib Bank, che conta su una quota di mercato - secondo il prospetto sull'aumento di capitale di Intesa - del 7,9% e 145 filiali. Piazza Cordusio ha, invece, 134 filiali ed ha una quota di mercato - scorrendo il prospetto sulla ricapitalizzazione dell'istituto - del 5,4%.

Fiorino ai minimi, rendimenti bond alle stelle
Come conseguenza di questa crisi politica-finanziaria, il fiorino continua a segnare record negativi. Oggi un euro vale più di 322 fiorini. La valuta ungherese non era mai stata così debole e la sua tendenza al ribasso conferma un trend che già ieri l'aveva vista superare il muro di quota 320. La debolezza del fiorino si conferma anche rispetto al franco svizzero, scambiato a 264,5 fiorini, e al dollaro Usa, scambiato a 249,5 fiorini.

Il franco è un punto di riferimento importante per l'Ungheria, dal momento che un'importante quota dei mutui in valuta estera contratti dai privati è denominato in tale valuta. Budapest vede poi nero anche sul fronte dei titoli di stato, il cui rendimento stamani è segnalato in ulteriore salita. Oggi i bond a 10 anni hanno un rendimento del 10,9 per cento. Solo ieri il rendimento di riferimento è stato fissato al 10,58 per cento. Si tratta del rendimento più alto degli ultimi 10 anni.

Flop dell'asta
Sempre sul fronte dei titoli di Stato, l'Ungheria ha collocato 35 miliardi di fiorini ungheresi in titoli di Stato a 12 mesi, un ammontare inferiore a quanto pianificato (45 miliardi) con rendimenti in rialzo al 9,96% rispetto all'asta del 20 dicembre di Bill a 3 mesi (7,03%) e a quella del 22 dicembre di Bill a 12 mesi (7,91%). «È chiaro che l'Ungheria non può andare avanti con i suoi mezzi. È una conseguenza dello stato di fatto» del Paese, spiega Chiara Manenti di Intesa Sanpaolo.

Lo scontro con l'Ue
L'indipendenza della banca centrale «è un prerequisito indispensabile» perché possano essere avviati i negoziati per la concessione degli aiuti finanziari all'Ungheria. Lo ha detto il portavoce della Commissione europea, Olivier Bailly, ribadendo per il terzo giorno consecutivo che Budapest non ha chiarito i dubbi sulla legge costituzionale che pone la banca centrale sotto controllo politico. L'indipendenza dell'istituzione, ha aggiunto Bailly, «preoccupa la Ue, lo Fmi, la Bce e i mercati». «Sta alle autorità ungheresi - ha aggiunto il portavoce - chiarire come vogliono fare per ristabilire certezze che diano stabilita».

«Una decisione sull'avvio dei negoziati formali - ha affermato Olivier Bailly - ci sarà solo quando avremo certezza dell'ambiente legale. Nel frattempo stiamo analizzando la nuova legge e avremo le risposte molto presto».
Bailly ha quindi ricordato come l'art.130 del Trattato di Lisbona stabilisce che le banche centrali europee «devono essere pienamente indipendenti» e che «non possono ricevere istruzioni da alcun politico al si sopra di loro». Inoltre ha sottolineato che «tutte le banche centrali europee sono connesse», ma se «una non è allineata crea problemi a tutta l'Europa».

Secondo altre fonti della Commissione «la Bce avrebbe sicuramente problemi a lavorare con una banca non indipendente». Scetticismo è stato poi mostrato nei confronti dell'ipotesi, ventilata da Budapest, di potersi rivolgere alla Cina o altri partner per ottenere i finanziamenti necessari per salvare il Fiorino in caduta libera e allontanare il rischio di default del Paese. «Non crediamo ad una parola di quello che dicono», ha detto una fonte europea a conoscenza del dossier.

Le possibili mosse del governo per uscire dalla crisi
«Siamo consapevoli della difficoltà della situazione, vogliamo un accordo con il Fondo monetario e se serve potremmo cambiare anche la legge sulla banca centrale», ha detto durante una conferenza stampa Tamas Fellegi, capo negoziatore con il Fondo sul pacchetto di aiuti. «Posso negoziare un accordo provvisorio, ma deve essere alle condizioni più favorevoli possibili» ha aggiunto Fellegi, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, dopo un colloquio con il premier ungherese Viktor Orban, e a pochi giorni dalla missione dell'11 gennaio a Washington nella sede del Fondo monetario internazionale.

www.twitter.com/vitolops

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