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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 08:15.

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TORINO
Un prolungamento da quattro a sei anni del mandato degli organi direttivi (compreso il presidente), più una sfasatura delle rispettive scadenze, per evitare – come accade ora – che ogni quattro anni la Compagnia di San Paolo si ritrovi con i vertici completamente azzerati e alle prese con la fisiologica empasse che ne consegue. Non ultimo, anzi, l'inserimento di due posti in più nel consiglio generale, che salirebbe così da 17 a 19 membri, accompagnato dalla revisione della lista degli enti cui oggi è affidata la designazione dei componenti del parlamentino dell'ente.
Sono queste le principali ipotesi di modifica dello statuto al vaglio del primo azionista di Intesa Sanpaolo, a quattro mesi da un rinnovo delle cariche che al momento vede come favorito per la presidenza l'ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. A esaminare le ipotesi sarà il consiglio generale nel corso della prossima seduta, in calendario per il 27 gennaio; in quell'occasione l'organo dovrà approvare anche il bilancio di mandato, e probabilmente non è un caso: il documento contenente le ipotesi di modifica potrebbe rappresentare una delle eredità più significative lasciate dal consiglio uscente (che scadrà a fine aprile), al termine di un quadriennio scandito dallo scontro, a tratti violento, tra alcune aree dell'organo con il presidente Angelo Benessia e dalla gestione non sempre apprezzata dei passaggi legati alla banca.
Punto di partenza per la discussione sarà il documento elaborato dalla commissione per lo statuto, guidata da Paolo Montalenti e Stefano Ambrosini. Tra le proposte formulate, spicca l'allargamento del consiglio, con l'assegnazione di un posto in più, a rotazione, a Comune di Torino, Provincia e Regione Piemonte; ratio della modifica, quella di obbligare i tre principali stake holder della Compagnia a fare fronte comune, non solo sui nomi ma anche sugli indirizzi dell'ente. L'altro seggio in più verrebbe assegnato al mondo camerale, che oggi dispone già di sei nomine: a beneficiare della nomina aggiuntiva potrebbe essere l'Unioncamere nazionale oppure una Camera del sud, per esempio quella di Napoli, che si affiancherebbe così a quelle di Torino, Genova, Milano e Roma, che già oggi hanno un loro rappresentante.
Le ipotesi di modifica dello statuto verranno consegnate al prossimo consiglio, cui spetterà – eventualmente – approvarle. Al momento le proposte sembrano godere del sostegno di buona parte del consiglio, così come del segretario Piero Gastaldo, particolarmente attento ad alcuni aspetti relativi al funzionamento dell'ente, e del presidente Angelo Benessia, che sembra vedere di buon occhio una riforma, in parte ispirata al modello della fondazione Cariplo, destinata a stabilizzare l'ente e a evitare che si crei di nuovo intorno a corso Vittorio quella tensione che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Intanto la settimana prossima verranno inviate agli stake holder le lettere in cui si chiede di designare i propri rappresentanti nel nuovo consiglio generale della Compagnia. Formalmente gli enti avranno 90 giorni di tempo, ma è probabile che già a febbraio cominci a delinearsi la fisionomia dell'organo nei prossimi quattro anni. Come accennato, in pole position per la presidenza c'è Sergio Chiamparino: il sindaco di Torino, Piero Fassino, nelle ultime settimane ha iniziato a sondare il consenso dei grandi elettori intorno al suo predecessore, e anche se per il momento manca l'appoggio formale dei due uomini forti del sistema camerale, cioè Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ed Enrico Salza, quello di Chiamparino sembra un nome contro cui difficilmente si potranno erigere barricate. In alternativa, accanto a un Benessia-bis, restano in piedi le ipotesi dell'altro ex sindaco, Valentino Castellani, dell'attuale vice presidente della Compagnia, Luca Remmert o di Alfonso Iozzo, ex ad Sanpaolo.
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