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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 09:20.
È la quarta grande crisi che la famiglia Ligresti sta affrontando e questa volta potrebbe non esserci il lieto fine. La prima battaglia l'Ingegnere la vinse poco dopo la metà degli anni '80 grazie al soccorso di Enrico Cuccia che impose la quotazione in Borsa della Premafin consentendo all'Ingegnere di rientrare da un'imponente mole di debiti, quindi Ligresti incappò in Tangentopoli e poi nel 2002 rischiò di scivolare sul progetto di fusione tra Fondiaria e Sai. Fu proprio in occasione del secondo inciampo che i figli dell'Ingegnere fecero ingresso operativo nella galassia. Toccò in particolare a Jonella rimboccarsi le maniche. Con il padre evidentemente impegnato sul fronte giudiziario, mise piede nel consiglio di amministrazione della Premafin già nel 1990 e a soli 23 anni abbandonò la Bocconi per dedicarsi agli affari di famiglia. Una dedizione e un senso di responsabilità che spesso, però, hanno fatto pensare a Jonella e ai fratelli di poter usare la galassia FonSai come sponda per sostenere attività private e passioni dispendiose, come quella dei cavalli oppure delle borse. Con l'esito che oggi, il mercato, chiede conto degli errori gestionali e dei passi falsi nella governance e pretende un passo indietro. Un commiato che, proprio per il rapporto «familiare» che ha contraddistinto la gestione FonSai targata Ligresti, si sta trasformando in un distacco assai difficile. Le riunioni fiume che in questi giorni si stanno tenendo in Banca Leonardo per sancire il passaggio di testimone sono spesso interrotte da ripensamenti, da bruschi rivolgimenti, da tensioni tra fratelli e da scene che, rilevano alcuni dei presenti, alle volte sfiorano il melodramma. Nemmeno la presenza al tavolo della trattativa di consiglieri fidati, come Fausto Rapisarda da sempre vicinissimo all'Ingegnere, o di avvocati di profilo, come Marco De Luca o Giuseppe Lombardi, o di manager con carriere importanti all'interno di Fondiaria Sai, come l'attuale amministratore delegato Emanuele Erbetta, hanno stemperato gli animi. Non c'è riuscita neppure la mediazione dell'advisor Leonardo, impegnato a difendere gli interessi di Premafin e delle holding di Salvatore Ligresti, Sinergia e Imco. Ora, però, le banche creditrici sembrano non voler concedere altro spazio alla famiglia, pena il commissariamento. Poco importa, ai creditori, che Giulia e i suoi fratelli temano di dover rinunciare ai privilegi fin qui garantiti dallo status di primo socio di Fondiaria, come l'autista pagato o i posti a teatro, se ne facciamo una ragione. Evidentemente, però, per loro è difficile dire addio, oltre che al patrimonio costruito, a un certo stile di vita. Forse torneranno tempi migliori ma intanto Jonella si sfoga con gli amici di Facebook: «Fancu... al 2011».
I VERTICI DI FONSAI E PREMAFIN
Dal '90 fra gli amministratori
Jonella Ligresti è entrata nel gruppo di famiglia nel 1990, dopo avere interrotto gli studi all'università Bocconi. Inizialmente consigliere di Premafin, è diventata vice presidente e poi presidente della controllata Sai e della Nuova Maa. Dal 2003 è quindi presidente della compagnia nata dalla fusione fra Sai e Fondiaria
Al vertice di Premafin
Giulia Ligresti, laureata all'Università Bocconi di Milano, ha svolto molti incarichi nel gruppo di famiglia, a cominciare dalla presidenza della holding quotata Premafin, cui fa capo la società assicurativa Fondiaria-Sai. Giulia Ligresti è anche presidente di Gilli, una società di moda che ha fondato nel 2000
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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