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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 08:17.
SIENA. Dal nostro inviato
«Avevamo previsto di lasciare insieme, io e il direttore generale Vigni, con la fine del mandato e il rinnovo del consiglio d'amministrazione. Antonio è uscito con qualche mese di anticipo, e me ne cruccio, mentre per quanto mi riguarda lo farò con l'assemblea d'aprile».
Giuseppe Mussari, 49 anni, gli ultimi undici dei quali ai vertici del sistema Fondazione-Banca Mps, prima come numero uno dell'Ente di Palazzo Sansedoni (dall'agosto 2001 al maggio 2006), poi nel ruolo di leader del gruppo bancario di Rocca Salimbeni, conferma l'intenzione di non ricandidarsi alla presidenza del Monte dei Paschi. «L'avevo già detto in privato agli azionisti nel 2009 - ha spiegato ieri in conferenza stampa -. Questo non è il mio lavoro e non voglio confonderlo con la professione: tornerò a fare l'avvocato, che poi è quello che so fare. La politica? Non ambisco a tali vette e bisogna avere il senso dei propri limiti».
Intanto, Mussari resterà al vertice dell'Abi, l'associazione bancaria italiana, fino a luglio 2012. E, molto probabilmente, si renderà disponibile anche per il biennio successivo. Una clausola introdotta nello statuto dell'Abi, infatti, rende possibile farne il presidente anche senza essere espressione di una banca. Il ritorno alla professione di avvocato a tempo pieno (Mussari è stato a capo della camera penale di Siena), può dunque attendere.
Come presidente del Monte dei Paschi ha guidato le strategie della banca più antica del mondo fino a farla diventare il terzo gruppo italiano del credito. Esponente di peso dei Ds e poi del Pd senese, quando era al vertice della Fondazione avrebbe voluto l'integrazione di Mps e Bnl, operazione bloccata dall'allora governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Ma si oppose con successo alle pressioni del suo partito per entrare nell'affare Unipol-Bnl. L'acquisto di Antonveneta, valutata 9 miliardi a fine 2007, fu l'ultimo treno a disposizione per far fare il salto dimensionale al Monte, senza allentare il legame storico con il territorio.
In appena quattro anni il panorama di riferimento è cambiato (in peggio) e l'addio di Mussari, dopo quello del direttore generale, porterà a un completo rinnovamento dei vertici della banca. Per la sostituzione, l'azionista di riferimento (la Fondazione Mps) pensa a un nome di prestigio nazionale. Le candidature fin qui uscite, ma regolarmente smentite, parlano di Giuliano Amato o Franco Bassanini. I soci privati di Banca Mps, invece, preferirebbero che Mussari restasse. Dalla scelta del futuro presidente, dunque, dipende anche l'impegno di Francesco Gaetano Caltagirone e Axa dentro Rocca Salimbeni. Nel riassetto in atto, un passaggio non trascurabile.
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