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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 12:25.

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Agenzie di rating scatenate contro l'euro. «Prevedo un default delle Grecia in tempi molto brevi», ha affermato ieri in un'intervista a Bloomberg Tv, Moritz Kraemer, l'uomo dei rating sovrani dell'Europa di S&P che evidentemente non pago di aver declassato in un colpo solo, venerdì, il merito a lungo termine di nove stati dell'Eurozona, ieri è entrato a gamba tesa sul difficile negoziato in corso tra privati e Grecia sulla ristrutturazione dei bond. «Non saprei dire se ci sarà una soluzione alla fine degli attuali negoziati» ha aggiunto. «C'è molta strategia del rischio calcolato - ha affermato ancora - e un default disordinato avrebbe ramificazioni su altri Paesi, ma credo che i politici vogliano evitarlo. I giochi sono ancora aperti».
Il premier greco, Lucas Papademos, ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche affermando a sua volta, nella sua prima intervista, da quando dal novembre scorso è primo ministro, alla tv Cnbc che «Atene è vicina» a un'intesa con i creditori privati. «Le discussioni in corso ci hanno portato a un punto che è vicino a un accordo, ma servono ulteriori riflessioni su come rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle», ha detto Papademos.

I negoziati sulla ristrutturazione del debito greco sono stati sospesi venerdì: l'accordo in discussione prevede che le banche accettino una riduzione nominale del 50% sul rimborso dei bond, cancellando così 100 miliardi di euro dal complesso dei debiti di Atene, oggi a quota 357 miliardi. L'accordo con i creditori è la precondizione per un nuovo prestito da 130 miliardi di euro dell'Eurozona alla Grecia.
Atene sta trattando anche con la troika (Commissione Ue, Bce e Fmi) sui dettagli di un pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro deciso lo scorso ottobre. «Questi due processi devono concludersi entro le prossime due-tre settimane», ha precisato Papademos. Il premier ha quindi sottolineato come la Grecia abbia maggiori possibilità di risolvere la crisi in atto grazie alla protezione garantita dall'euro: «Troppo spesso si parla di abbandonare l'euro come di una scelta per la Grecia. Io credo che non lo sia». Il Governo greco ha inoltre inviato una missione a Washington per una serie di incontri con l'Fmi.
Lo stallo nei negoziati tra Atene e creditori privati è scoppiato sull'ammontare del tasso da applicare ai nuovi bond dopo lo swap sui titoli detenuti dalle banche e assicurazioni. I privati chiedono il 5% per i nuovi bond mentre Papademos offre il 4% e Berlino vuole imporre il 3%. I creditori della Grecia hanno addirittura valutato la possibilità di chiedere ai leader di Francia e Germania di intervenire per sbloccare le negoziazioni sull'ammontare delle perdite (100 miliardi di euro) che le banche e gli altri creditori dovrebbero assumersi.

L'appello a Francia e Germania sarebbe stato ipotizzato dopo la sospensione dei negoziati avvenuta venerdì e in seguito ai timori che la Grecia possa divenire il primo Paese avanzato a fare default negli ultimi 60 anni. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, è volato ad Atene domenica per partecipare ai negoziati. Il direttore generale dell'Iif, l'associazione che rappresenta le maggiori banche e hedge funds creditori della Grecia, Charles Dallara, ritiene che un accordo di principio debba essere completato entro fine settimana se si vuole finalizzare il piano di ristrutturazione del debito greco in tempo (20 marzo) per la scadenza di un bond da 14,4 miliardi di euro. Dallara, non risparmia le critiche all'Ue: i leader europei «avevano detto di voler un accordo con un haircut del 50% su base volontaria. I loro collaboratori non stanno seguendo questa decisione».
Infine secondo il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, i risparmiatori greci hanno ritirato 65 miliardi di euro dalle banche, un terzo del totale dei depositi, negli ultimi due anni. A questo punto secondo il ministro occorrono 40 miliardi per ricapitalizzare le banche greche.

TEMPI STRETTI
I negoziati sulla ristrutturazione del debito pubblico greco si sono arenati venerdì scorso sull'ammontare del tasso da applicare ai nuovi bond dopo lo swap sui titoli oggi detenuti da banche e assicurazioni: i privati chiedono il 5%, il Governo Papademos offre il 4%, i tedeschi spingono addirittura per il 3 per cento. I tempi per un'intesa sono peraltro stretti: il 20 marzo sono in scadenza obbligazioni per 14,4 miliardi

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