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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 07:49.

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La Grecia con tutta probabilità non riuscirà a pagare un bond da 14,5 miliardi che scade a marzo e con la ristrutturazione del debito e il coinvolgimento dei 'privati' andrà in default. Lo hanno pronosticato ieri David Riley, capo analista, e Edward Parker, managing director di Fitch Ratings.

In un'intervista a Stoccolma citata dal'agenzia Bloomberg, Parker ha detto che «un coinvolgimento del settore privato, per noi, equivale a un default. Prevediamo che succeda relativamente presto». Lo stesso concetto è stato spiegato in serata in tv a Ballarò da Riley: «La Grecia andrà in default. Non si discute su questo. Ci sarà una ristrutturazione del debito. Si parla di ridurre in modo notevolissimo quanto deve ai suoi creditori privati», ha sentenziato. «L'importante per la Grecia - ha aggiunto - è che il default venga gestito nel modo giusto e ordinato, nel contesto del Fondo monetario internazionale e dell'Unione europea, al fine di rimettere in piedi il Paese». Secondo Riley esistono «rischi elevati anche per il Portogallo».

«Il Governo portoghese, come quello italiano e spagnolo, sta prendendo decisioni importanti per ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico e sta cercando di riformare la propria economia. Al momento la sfida più importante è quella di cercare di ripristinare la fiducia, servono grandi leadership a livello europeo non soltanto a livello nazionale».
Sull'Italia l'analista capo di Fitch, ha confermato - sempre alla trasmissione Ballarò - l'ipotesi di un declassamento entro la fine di gennaio. «Il vertice della Ue a dicembre non ha fatto abbastanza per affrontare la crisi europea. Noi siamo convinti che l'Italia, così come altri Paesi come la Spagna, sia ad elevato rischio finanziario. Stiamo rivedendo il rating e c'è il timore di un declassamento più avanti nel corso del mese».

Ma, ha aggiunto Riley, «crediamo ancora» che il rischio di un default dell'Italia «sia molto basso». Gli analisti di Fitch sono stati «favorevolmente colpiti dagli impegni del nuovo Governo per risanare il bilancio, anche con decisioni molto difficili». «L'interesse - ha sottolineato - verte sulla capacità di mantenimento di tale piano e sui modi per migliorare la competitività dell'economia italiana. E a medio termine cercare di creare più occupazione».
In mattinata ieri, a margine di un'audizione alla Camera, Alessandro Settepani, senior director responsabile di Fitch Italia, ha ribadito che la A+ dell'Italia è stata messa in rating watch negative circa un mese fa e quindi «ci sono buone possibilità che ci sia una retrocessione da qui a fine gennaio».

«L'azione del Governo Monti è stata utile, seria e credibile, ma finché i tassi sono alti c'é il problema dei costi del rifinanziamento», ha chiarito. «Se la situazione sul mercato permane questa i nostri rating non possono che andare giù», ha affermato. «Per l'Italia riteniamo che, a parte l'elevato livello del debito che penalizza il Paese, per certi versi i conti siano sotto controllo. Il giudizio anche sulla manovra è stato molto positivo. Riteniamo sicuramente che il Paese abbia iniziato un cammino di credibilità. Il problema - ha sottolineato - è il costo al quale la Repubblica italiana deve andarsi a rifinanziare sul mercato.

Se proiettiamo questo costo sui prossimi cinque anni vedrete un impatto significativo sul bilancio, e quindi ci aspettiamo che con questi tassi il bilancio possa peggiorare, tenendo anche conto della crescita non brillante. Pur con il giudizio positivo sulla manovra - ha concluso Settepani - vediamo che il mercato continua a chiedere tassi che se proiettati sul futuro rendono la situazione difficile».
In merito ai possibili provvedimenti che l'Europa potrebbe prendere contro le agenzie di rating, Settepani ha detto che Fitch non è preoccupata. «Sui mutui subprime abbiamo fatto qualche errore di valutazione in passato», ha ammesso.
I.B.

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