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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 13:44.

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(Corbis)(Corbis)

Norvegia e Svezia hanno acquisito a pieno titolo lo status di roccaforti europee per gli investimenti. I rendimenti dei bond sono ai minimi, le valute si stanno rafforzando e i credit default swap (una sorta di polizze contro il fallimento sovrano) sono tra i più bassi del pianeta. Ma la Scandinavia è davvero così sicura come tassi e andamenti finanziari indicano?

«L'idea che la regione nordica sia un paradiso è in realtà una falsa percezione», spiega alla Bloomberg David Deddouche, strategist valutario di Société Générale. «Il rischio è che a un certo punto diventi un'area molto pericolosa». Come mai? Procediamo con calma, e cerchiamo di capire perché.

Roccaforte
Dicevamo che i mercati indicano che il Nord Europa è attualmente un porto sicuro per gli investimenti. Per capirlo basta osservare quanto rendono oggi i bond dei Paesi della Scandinavia. Sulla scadenza a 10 anni i titoli del debito emessi dalla Norvegia offrono un tasso dell'1,92%, "appena" 13 punti base in più rispetto a quanto rende il Bund tedesco (1,79%), considerato a tutto tondo il Paese rifugio per eccellenza in questa fase di incertezza sui mercati finanziari. Se osserviamo però la valutazione del rischio che danno i mercati si deduce che la Germania non è il Paese oggi più sicuro in Europa. I bond emessi dalla Svezia pagano infatti un rendimento dell'1,62%, quasi 20 punti base in meno rispetto alla potenza tedesca. La Germania perde anche il duello con la Danimarca (che paga sui 10 anni un rendimento dell'1,71%) altro Paese dell'asse scandinavo.

Che ci sia una forte attenzione degli investitori verso la Scandinavia lo dimostrano anche i dati che arrivano dal Forex, il mercato mondiale delle valute. Dal 28 novembre la corona norvegese ha guadagnato il 2,8% sull'euro. Meglio ha fatto la corona svedese, apprezzatasi nei confronti della "valuta dei 17" del 4,7 per cento.

Poi, lo status di roccaforte, si consolida se si guardano anche i credit default swap. Quelli sulla Norvegia (rating AAA), che non è membro dell'Unione europea, hanno il costo più basso al mondo (di conseguenza sono lo specchio del rischio Paese più basso). I cds sulla Svezia (rating AAA) si collocano al terzo posto, preceduti, in termini di minor costo, dai contratti che coprono contro il fallimento degli Stati Uniti (che ad agosto hanno perso la Tripla A dopo il taglio di S&Poor's).

Insomma, la crisi dei debiti dell'Eurozona sembra non aver per nulla contagiato la Scandinavia che, anzi, sta rafforzando - forte di una stabilità di bilancio favorita anche da elevati surplus fiscali - il proprio brand di "porto sicuro" per gli investitori finanziari.

Fattori di rischio
Ma è tutto oro quel che luccica? Come dicevamo all'inizio, secondo alcuni analisti, no. Perché questi Paesi devono fronteggiare futuri rischi di uno scoppio di una bolla immobiliare. I prezzi delle case, infatti, sono letteralmente decollati negli ultimi anni, favoriti da tassi ai minimi storici. Qualche dato? In Svezia, il Fondo monetario internazionale ha già lanciato l'allarme a giugno: «I prezzi delle case sono sopravvalutati e un loro calo prolungato è probabile» dopo che il loro valore è triplicato negli ultimi 15 anni. Forse è un caso, forse no. Ma nell'ultimo trimestre i prezzi delle case in Svezia sono scesi del 2%.

In Norvegia i prezzi della case sono raddoppiati dal 2001 al 2010. E nel 2011 sono cresciuti di un ulteriore 8,5% secondo quanto ha dichiarato il 2 gennaio la Norvegia Real estate brokers association. Il tutto in uno scenario in cui l'indebitamento delle famiglie è in crescita e oggi si attesta nella proporzione del 204% del reddito disponibile.

Secondo Robert Shiller, il co-creatore dell'indice immobiliare statunitense S&P/Case-Shiller, i due Paesi nordici sono nella morsa di bolle speculative che potrebbero danneggiare le loro economie. Mentre in Danimarca, dove una bolla immobiliare è scoppiata nel 2007, i prezzi delle case hanno ancora margini di discesa, ha spiegato Shiller. «I responsabili politici dovrebbero iniziare a preoccuparsi ora, perché quando i prezzi delle case raggiungono livelli così alti è un problema» ha avvertito Shiller, in un'intervista rilasciata a Stoccolma il 13 gennaio.

Oltre al rischio di una bolla immobiliare resta il fatto che si tratta, dal punto di vista finanziario, di mercati scarsamente liquidi e quindi soggetti a potenziali fattori destabilizzanti. In media gli scambi giornalieri sulla corona norvegese sono pari ai 50 miliardi di dollari, l'1,3% degli scambi valutari globali (secondo dati della Banca dei regolamenti internazionali). Mentre le corone svedesi occupano una fetta globale del 2,2% (scambi medi giornalieri per 83,5 miliardi di dollari. Liquidità limitata anche sul mercato obbligazionario dei titoli di Stato. Mercato da 550 miliardi di corone in Norvegia e da 200 miliardi in Svezia. «È un mercato piccolo – spiega l'analista Deddouche – che rende il gioco pericoloso».

www.twitter.com/vitolops

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