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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:43.

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«Le Fondazioni azioniste di UniCredit manterranno un ruolo fondamentale come lo hanno sempre mantenuto». All'indomani dell'annuncio del fondo Aabar di essere pronto a salire dal 4,99% al 6,5% del capitale della banca di piazza Cordusio, l'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni ribadisce il ruolo strategico degli enti ed esclude un ridimensionamento del loro peso.

«Vedremo alla fine, comunque il ruolo strategico delle Fondazioni non cambia», ha messo in chiaro il banchiere a margine di un convegno a Milano della Ruling Companies Association.
La dichiarazione dell'ad arriva dopo la comunicazione del rafforzamento della componente araba nel capitale della banca. Il fondo sovrano Aabar è infatti pronto a salire nel capitale, candidandosi così a diventare il primo azionista «singolo» di piazza Cordusio. L'obiettivo del fondo – ha comunicato in una nota il socio arabo – è rafforzare la presa fino al 6,5% del capitale e già nei giorni scorsi sono state fatte una serie di operazioni per l'acquisto di diritti di sottoscrizione di UniCredit. Indiscrezioni di mercato riferiscono che una parte dei diritti raccolti da Aabar siano in realtà di proprietà della Lia, socia con il 2,5%, e che a differenza della Banca centrale Libica (4,99%) non ha ancora dato indicazioni precise sull'impegno a mantenere inalterata la quota.

Tuttavia, alcune fonti vicine al dossier riferiscono che non risulterebbe che i nuovi diritti di Aabar siano stati acquistati dall'investitore libico. Le stesse fonti aggiungono che tra Aabar e Lia ci sarebbe stata sì una trattativa nei mesi scorsi, ma che la stessa non sarebbe andata a buon fine. Mancano tuttavia conferme ufficiali su questo punto.
In entrambi i casi, Abu Dhabi si candida a diventare un referente importante sulla strategia della banca. Pur tenendo conto che lo statuto di UniCredit limita al 5% ( a prescindere dalle azioni possedute) il diritto di voto in assemblea, cresce di fatto il peso specifico. Tanto più che in primavera dovranno essere rinnovati consiglio di amministrazione e vertice di UniCredit. Non è escluso dunque che in quelle occasioni il socio degli Emirati Arabi possa chiedere un ruolo nella governance dell'istituto in virtù della posizione costruita. Tutto questo apre ovviamente nuovi scenari all'interno di UniCredit, la cui mappa puntuale dell'azionariato sarà nota solo dopo la chiusura dell'aumento di capitale. Qualche certezza però c'è già, e riguarda proprio le Fondazioni che alla luce degli impegni comunicati si diluiranno, seppur di poco, nel capitale di piazza Cordusio.

La quota indicativa degli enti, soci storici di piazza Cordusio, post aumento di capitale è destinata a ridimensionarsi intorno a poco più del 12%. Complice da un lato la scelta di Fondazione Cariverona di ridurre la quota dal 4,2 al 3,5%, dall'altro le difficoltà delle fondazioni più piccole a seguire completamente l'operazione. Non risulta, tuttavia, che l'annuncio di Abu Dhabi di rafforzarsi in UniCredit abbia creato qualche mal di pancia tra gli enti azionisti, come circolato ieri sul mercato. Del resto, nonostante il minor peso azionario, il ruolo delle Fondazioni – ha assicurato Ghizzoni – non muta: «Non credo proprio che questo avverrà», ha ribadito il banchiere, «le fondazioni manterranno un ruolo fondamentale come lo hanno sempre avuto». Quanto all'ingresso di nuovi azionisti, Ghizzoni ha precisato: «Non posso commentare finchè il processo non sarà concluso, pertanto non mi esprimo. Non posso fare commenti specifici».

Ieri in Borsa si è registrato uno stop al recupero del titolo UniCredit: le azioni di piazza Cordusio hanno archiviato la seduta in calo dell'1,20% a 2,97 euro, mentre i diritti hanno segnato un lieve calo dello 0,36 a un prezzo di 1,925 euro. «Rimango fiducioso nel fatto che tutto si chiuda positivamente», ha detto Ghizzoni in merito all'esito della ricapitalizzazione aggiungendo poi sul fronte S&P's e sulla possibilità che l'agenzia dopo il declassamento del rating del debito sovrano dell'Italia possa rivedere anche quello delle banche del Paese, tra cui UniCredit, che «Non c'è stato comunicato nulla, vedremo quale è la loro decisione»

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