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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 15:20.

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Grazie Draghi! A banche italiane oltre 50 miliardi di fondi BceGrazie Draghi! A banche italiane oltre 50 miliardi di fondi Bce

Con la Bce, le banche italiane hanno fatto la parte del leone: hanno ottenuto oltre 50 miliardi di euro, attestandosi come le maggiori utilizzatrici dello speciale meccanismo triennale di finanziamento lanciato dalla Banca centrale europea lo scorso dicembre. È quanto risulta da un rapporto della banca d’affari Morgan Stanley, di cui il Financial Times pubblica i risultati.

Unicredit è in testa, con 12,5 miliardi di euro, seguita da Intesa Sanpaolo con 12 miliardi e da Monte dei Paschi di Siena con 10 miliardi. Con il denaro attinto dalla Bce, nota il Ft, le banche italiane hanno già coperto il 90% delle esigenze di finanziamento complessivo per il 2012.
I dati, osserva il quotidiano britannico, “sottolineano quanto in alcune nazioni dell’eurozona le banche siano diventate dipendenti dai meccanismi d’emergenza messi in atto dalle autorità europee”. Il Ft prevede “la gratitudine” del sistema finanziario italiano verso Mario Draghi, che ha istituito il meccanismo poco dopo essere diventato presidente della Bce.

Oltre alle banche italiane, tra gli utilizzatori “significativi” del meccanismo della Bce ci sono la Royal Bank of Scotland, che ha attinto 5 miliardi attraverso la sua filiale olandese, e le banche spagnole (queste ultime hanno coperto un terzo delle loro esigenze per quest’anno, con 25 miliardi complessivi). Le banche francesi e tedesche non hanno reso nota l’entità della loro partecipazione, ma non avrebbero sorpassato gli istituti di credito italiani.

Chi appoggia il meccanismo sostiene che è stato “vitale” nel permettere che le economie dell’eurozona continuassero a funzionare, poiché le banche reinvestono il denaro in prestiti alle imprese e ai governi.
I 489 miliardi di euro raccolti da oltre 500 banche nell’asta di dicembre “sono stati messi al lavoro” – scrive il Financial Times – e i depositi d’emergenza presso la Bce sono scesi dal picco di oltre 450 miliardi all’inizio dell’anno ai 395 miliardi di adesso. Inoltre, i prestiti triennali hanno aumentato di 193,4 miliardi l’ammontare di liquidità fornito dalla Bce.

Una seconda asta si terrà il 28 febbraio. Parlando ad Abu Dhabi, giovedì, Draghi ha detto che probabilmente nel secondo round gli importi saranno probabilmente inferiori, ma saranno sempre “molto alti”. Morgan Stanley prevede che le banche attingeranno altri 400 miliardi di euro di finanziamenti.

Per le banche europee vede nero il Wall Street Journal, che punta l’attenzione in particolare di Commerzbank, Monte dei Paschi e Bankia. “Nessun sollievo per tre importanti banche europee”, titola.
“Appena sei mesi dopo avere fatto aumenti di capitale per miliardi di euro e avere dato la speranza che il settore bancario europeo sia sulla via della guarigione, tre grandi banche in Paesi chiave dell’eurozona sono stati colpite da una nuova ondata di problemi”, scrive il quotidiano Usa.
La tedesca Commerzbank e l’italiana Monte dei Paschi di Siena – osserva - si affannano per riuscire ad avere miliardi di euro di nuovi capitali in modo da adeguarsi alle regole europee. E potrebbero avere bisogno di tornare a battere cassa dagli investitori o dai contribuenti. La spagnola Bankia, intanto, affronta la possibile fusione con un rivale più forte, appena sei mesi dopo avere fatto un’Ipo che ha raccolto 3 miliardi di euro ed era stata considerata un successo.
Secondo gli analisti e gli investitori, scrive il Wsj, il “travaglio” delle tre banche, emerso così poco tempo dopo che hanno chiesto capitali ai mercati, probabilmente renderà gli investitori “ancora più riluttanti” a mettere soldi nelle banche europee.
E’ un brutto momento, constata il Wsj, ricordando che entro oggi 31 banche europee devono sottoporre alle autorità europee i loro piani su come intendono recuperare 115 miliardi di capitale entro giugno. Finora una sola, Unicredit, ha annunciato di volere aumentare il capitale con l’emissione di nuove azioni.

Monte dei Paschi, la terza banca italiana, incontra problemi da quando ha fatto l’aumento di capitale di 2,2 miliardi lo scorso giugno, afferma il Wsj. L’operazione fu salutata dai responsabili della banca come un grande successo, ma da allora, tra le paure crescenti per lo stato delle finanze italiane, il titolo Mps è sceso di quasi il 60%.
Ora la banca deve trovare nuovi capitali per 3,3 miliardi di euro per soddisfare le autorità. Tra gli ostacoli c’è il profondo debito della fondazione Mps, azionista di maggioranza, che “non è in grado di acquistare altre azioni”.

Sia Mps che Banco Popolare hanno detto che non faranno nuove emissioni azionarie, fa notare un blog del Wsj dal titolo “La vera scadenza dell’Autorità bancaria europea potrebbe essere marzo”.
In un incontro a porte chiuse, martedì a Roma, i dirigenti della Banca d’Italia avrebbero detto ai responsabili delle principali banche italiane che a marzo (quando dovrebbe essere in funzione il fondo di salvataggio europeo) ci si aspetta un calo dei rendimenti sui titoli pubblici. “Quando i rendimenti scendono, i prezzi dei titoli salgono”, osserva Christopher Emsden. “E se questo succede, i calcoli dell’Autorità bancaria europea sulla potenziale carenza di capitale delle banche italiane potrebbe restringersi notevolmente”.

In un’ampia analisi, Les Echos sottolinea che “ la maggior parte delle banche europee si ricapitalizzeranno con mezzi propri”.

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