UniCredit, aumento a segno I libici non sottoscrivono

«Credo che ci sia la sensazione da parte del mercato che l'aumento proceda bene. Credo che parecchi abbiano realizzato che la banca ha fondamentali buoni. Sta tornando la fiducia e ci fa piacere». L'amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, commenta così, con cautela, quello che in realtà, sul mercato, in molti hanno già intuito: l'aumento di capitale di Piazza Cordusio da 7,5 miliardi va verso il tutto esaurito (95%-100%), nonostante il passo indietro della Banca centrale libica che scenderà dal 4,9% al 2,8%. Questo, almeno, è quanto emerge dai numeri alla vigilia della chiusura delle contrattazioni sui diritti della ripatrimonializzazione.

In particolare, le azioni hanno chiuso la seduta, brillante per tutto il comparto bancario (l'Eurostoxx 600 è salito del 6%), con un rialzo del 12,90% a 3,36 euro per azione mentre i diritti sono balzati del 41,71% a 2,72 euro. Un valore, quest'ultimo, che dà la misura di come ormai le operazioni di arbitraggio siano agli sgoccioli. A questi livelli, infatti, lo sconto sul Terp (prezzo teorico dell'azione post stacco del diritto) è del 42,2% contro il 43% deciso in sede di aumento e l'azionista che acquista sul mercato il diritto per ottenere due nuove azioni UniCredit (emesse al prezzo di 1,943 euro ciascuna) andrebbe a pagare ogni singolo titolo 3,3 euro (pari alla somma della metà del diritto più il valore di emissione dei nuovi titoli) anziché 3,36 euro, con un guadagno di appena l'1,7 per cento.

I valori registrati ieri sono ben distanti da quelli segnati durante il primo giorno dell'aumento quando riuscivi a mettere in portafoglio un titolo UniCredit a 2,17 euro anziché ai 2,28 euro ai quali veniva trattato in Borsa con un beneficio di quasi il 5%. Peraltro, da quella data il bilancio di UniCredit a Piazza Affari è di un più 28,2% mentre risulta esattamente raddoppiato il valore dei diritti. Dal giorno dell'annuncio dell'aumento di capitale, cui sono seguiti quattro drammatici tracolli in Borsa, al titolo resta comunque ancora da recuperare il 19% circa. Sul titolo resta sempre molto elevato il volume degli scambi, che ieri hanno coinvolto oltre 278 milioni di pezzi, vale a dire il doppio della media giornaliera dell'ultimo mese.

In altre parole, tutto ciò significa che chi voleva vendere i diritti per non sottoscrivere la ricapitalizzazione lo ha già fatto e gli altri sarebbero tendenzialmente pronti a sostenere l'iniezione di liquidità. Sul chi siano i nuovi investitori, al di là dei soci già noti e impegnati sul dossier, la sensazione è che si sia trattato di trading piuttosto parcellizzato. Il che non dovrebbe far emergere azionisti singoli di peso, se non qualche investitore istituzionale. Tra i quali, risulta, avrebbero fatto capolino nuovamente fondi americani, scomparsi dai registri diversi mesi fa. Giusto ieri Capital Research ha annunciato di avere in portafoglio il 2,5% di UniCredit.

A fronte dell'ingresso di quest'ultimo, si è invece defilato lo storico socio libico. La Banca Centrale libica si diluirà dal 4,9 al 2,8% del capitale di UniCredit. Lo ha dichiarato ieri il governatore Saddeq Omard Elkaber: «Non è il momento per investire all'estero. C'è una decisione del consiglio dei ministri. Intendo né aumenti di capitale, né iniezione di mezzi freschi negli investimenti esteri». Elkaber ha poi fatto intendere che nemmeno la Lia sottoscriverà l'aumento di capitale, tuttavia non ha chiarito di quanto si diluirà la quota, oggi al 2,5%.

A PIAZZA AFFARI

+12,9% - Il titolo in Borsa
Le quotazioni di UniCredit a Piazza Affari si sono chiuse ieri con un nuovo recupero del 12,9%. Alla fine della seduta il titolo della banca ha fatto segnare il prezzo di 3,36 euro

+41,7% - Il balzo dei diritti
I diritti legati all'aumento di UniCredit, che consentono di sottoscrivere due azioni al prezzo di 1,943 l'una, hanno registrato ieri un balzo del 41,7%

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