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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2012 alle ore 19:16.

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Fitch ha tagliato il rating dell'Italia di due gradini portandolo da 'A+' ad 'A-' con outlook negativo. L'agenzia americana è intervenuta contestualmente sul debito di altri quattro paesi dell'Eurozona. Si tratta del Belgio, il cui rating passa da "AA+"' ad "AA" con outlook negativo; Cipro da "BBB" a "BBB-" con outlook negativo; Irlanda per cui si conferma "BBB+" ma con outlook negativo; Slovenia da "AA-" ad "A" (outlook negativo).

La decisione della più piccola delle "tre sorelle del rating" (e l'unica ad avere nell'azionariato capitali europei, francesi per la precisione) era stata ampiamente preannunciata. Il 10 gennaio, il capo della divisione rating sovrani, David Riley, parlò di una «significativa possibilità» di un declassamento di Roma. Il downgrade di Fitch segue quello deciso nelle scorse settimane da Standard & Poor's che ha portato il merito di credito del nostro paese a livello "BB+".

«Un'azione più severa sul rating è stata evitata grazie all'impegno del governo italiano a ridurre il deficit e a portare avanti riforme strutturali, oltre alla significativa riduzione dei rischi a breve termine nella raccolta di capitale come conseguenza dell'asta a 36 mesi condotta dalla Bce» si legge nel comunicato dell'agenzia che promuove gli sforzi del governo Monti sul risanamento dei conti pubblici. «I fattori che hanno determinato un taglio del rating dell'Italia riflettono la natura sistemica della crisi del debito della zona euro a cui l'alto livello di debito pubblico e il basso livello di crescita potenziale hanno esposto l'Italia» si legge nella nota.

Le misure fiscali adottate a fine 2011, in particolare quella sul pareggio di bilancio entro il 2014, sottolineano tuttavia l'impegno del governo a ridurre il deficit di bilancio strutturale. Nel comunicato l'agenzia sottolinea anche il contributo fornito alla stabilità di lungo periodo dalla riforma pensionistica. «Ma - segnala Fitch - l'accresciuta dipendenza sulle entrate fiscali (che rappresentano due terzi della prevista riduzione del deficit) implica che l'onere fiscale e la spesa pubblica rimarranno a livelli elevati rispetto agli standard internazionali».

L'agenzia consiglia dunque «una migliore e più comprensiva riforma fiscale» che servirebbe a rafforzare la convinzione che «l'Italia riesca a mantenere un sostanziale surplus di bilancio nel corso di diversi anni; cosi come migliorare la produttività e la crescita potenziale».

Per il 2012, Fitch si aspetta una contrazione dell'economia italiana dell'1,7% e una crescita limitata allo 0,2% nel 2013. E questo, spiega l'agenzia, accresce le possibilità che il governo non raggiunga i propri obiettivi fiscali e mina il sostegno degli italiani a ulteriori misure di austerità e riforme strutturali. «Tuttavia, se la crescita di medio termine si conferma all'1% e il differenziale con i bond tedeschi scende gradualmente al di sotto di 200 punti base, gli sforzi adottati finora sarebbero sufficienti a garantire il consolidamento del rapporto debito pubblico-Pil e porterebbero a un graduale declino del debito verso il 100% del Pil» spiega Fitch.

«Io prendo questi giudizi con distaccata serenità» ha commentato il presidente del Consiglio, Mario Monti. Questi giudizi, ha aggiunto, «rilevano cose non particolarmente nuove, ad esempio che l'Italia ha un elevatissimo debito pubblico rispetto al Pil: lo sapevamo. E che il modo in cui l'Eurozona nel suo insieme viene governata non é perfetto: lo sapevamo». Monti rileva altresì che le agenzie «dicono anche cose che danno un riscontro positivo a quello che si sta facendo in Italia perché ci sono molti apprezzamenti per le politiche di questo Governo e di questo Parlamento. I giudizi, quando sono positivi, fanno più piacere; quando sono parzialmente negativi, fanno meno piacere. Sarebbe veramente il massimo del dispiacere se condannassero le politiche che stiamo facendo oggi: ma questo, per fortuna, non avviene».

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