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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 14:08.

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Da un lato, la fiducia nel Paese («Lo spread tornerà a quota 100-90 come è giusto che sia e come deve essere per i fondamentali del nostro Paese»); dall'altro un nuovo affondo contro l'Eba («Il Governo intervenga in sede europea per cambiare i criteri sui rafforzamenti bancari»). Gli obiettivi di Giuseppe Mussari, presidente di Abi, sono precisi e decisi, perché, dice, «le banche sono imprese che soffrono come tutte le altre e devono recuperare redditività al più presto».

Ecco, allora, che, ieri a Vicenza, in occasione della seconda tappa del Road Show Italia 2011-2012, iniziativa Abi che ha visto la partecipazione di un migliaio di imprenditori e di tutti i maggiori gruppi bancari del Nord-Est, Mussari ha chiesto al governo un'azione forte nei confronti dell'Europa che «deve fare la sua parte, perché il nostro Paese non può fare tutto da solo e noi i compiti a casa li abbiamo già fatti, con tre manovre da 80 miliardi di euro», e presenta un progetto che sta studiando assieme al ministero dello Sviluppo economico. «Si tratta di una formula – ha spiegato – che permetta di capire come i crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione possano diventare "certi" e quindi possano essere "mobilizzati": su questo tema abbiamo aperto un tavolo con il ministro Passera, ci mettiamo a disposizione per una soluzione».

Pragmatismo, dunque, in tempi brevi, e anche una bacchettata a quello che il Governo ha fatto finora nei confronti degli istituti di credito, nonostante sia riconosciuto il rilancio di reali politiche di crescita: «Le banche stanno facendo il massimo – ha aggiunto Mussari –. Per questo non bisogna appesantirne l'operatività. Questo governo, invece, ha varato provvedimenti penalizzanti, come quello che impone agli enti locali di trasferire la propria liquidità alla Tesoreria unica dello Stato mentre prima era nei conti correnti bancari, o la necessità di presentare diversi preventivi per le assicurazioni sui mutui casa, o la norma sulle commissioni delle carte di credito per i benzinai. Questo è un governo che non ci è favorevole».

Antonio Tajani, vicepresidente e commissario per l'Industria e l'imprenditoria della Commissione Europea, anch'egli a Vicenza, ha da parte sua criticato l'operato delle agenzie di rating all'indomani del declassamento dell'Italia da parte di Fitch: «Ora serve un'agenzia europea indipendente».

Mai come ora imprese e banche si trovano, nella "stessa barca", è stato detto più volte dai presenti a Vicenza, e mai come in questa fase le due metà del mondo economico collaborano per trovare soluzioni alla crisi (come il tavolo di confronto che due giorni fa ha attivato la Regione Veneto con Abi e associazioni per monitorare il credito alle imprese). Ma, mai come in queste settimane, ciò che serve è una decisa azione di lobby nei confronti dell'Europa perché – nonostante l'aumento di capitale UniCredit andato a buon fine dimostri, nelle parole del dg Roberto Nicastro, come «il ritorno del mondo istituzionale e il mercato estero costituisca un segnale di fiducia nell'Italia» –, il Paese ha bisogno ora di scelte politiche sovranazionali e condivise. A proposito dell'aumento di UniCredit, infine, Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Bds, non esclude che possano emergere tra gli azionisti rilevanti nuovi fondi sovrani.

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