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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 07:37.

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Facebook? Potrebbe valere anche più di 120 miliardi di dollari. A dirlo non sono le indiscrezioni connesse ai documenti presentati dal social network per la quotazione a Wall Street (che si muovono invece in un range di capitalizzazione fra i 75 e i 100 miliardi) ma i trader che da ieri si sono messi a scommettere sull'Ipo del popolarissimo sito. Mentre la settimana scorsa, nel turbinio di indiscrezioni sul filing alla Sec, erano stati sospese per qualche giorno le contrattazioni di titoli sui mercati secondari, ora la febbre per l'offerta pubblica iniziale ha aumentato le possibilità di investimento.

In attesa che le azioni vengano scambiate a New York (il suono della campanella è previsto per maggio) la piattaforma di trading Ig Markets ha creato uno strumento derivato che permette di scommettere sulla capitalizzazione di Facebook. I risultati hanno sorpreso gli stessi promotori: «Abbiamo fatto altre operazioni simili in passato con grosse Ipo inglesi - ha spiegato il responsabile del desk italiano della piattaforma di trading Alessandro Capuano -, ma nel primo giorno di contrattazioni non c'erano stati praticamente scambi. Con Facebook, invece, abbiamo avuto 500 singole persone che hanno comprato e venduto i Cfd». Si tratta di contratti per differenza (definiti Cfd, dall'inglese contract for difference), derivati il cui prezzo deriva dal valore di altre tipologie di strumenti di investimento, in questo caso dai titoli del social network. Non è quindi la stessa cosa rispetto agli scambi di azioni vere (fatti ad oggi sui mercati secondari americani), ma non per questo l'attenzione è venuta meno. «Lo strumento derivato avrà come prezzo di liquidazione la capitalizzazione del gruppo al termine della prima giornata di contrattazioni - ha continuato Capuano - abbiamo aperto a 95, ma poi con gli scambi il valore è salito. C'è chi si aspetta che il primo giorno di contrattazioni a Wall Street Facebook arrivi a superare i 120 miliardi di dollari di capitalizzazione». Il grafico di Ig Markets ha segnato, infatti, in giornata un picco di 122, per poi ripiegare verso quota 110. Segno appunto che i trader pensano che a New York il titolo possa sforare nella prima seduta i valori ipotizzati nel filing.

Ma mentre si scatena la febbre dei derivati su Facebook («Siamo stati i primi a lanciare questo prodotto, ma non escludo che in futuro lo possano fare anche altre piattaforme» ha aggiunto Capuano), a Wall Street c'è anche qui, con le carte della Sec alla mano, mette in evidenza i punti di debolezza di quella che si prepara ad essere la più grande Ipo della storia del web. Lo stesso ceo Mark Zuckerberg ha elencato alla Consob americana i punti deboli di un business nato in realtà «per svolgere una missione sociale». A preoccupare non è solo l'agguerrita competizione delle altre reti, ma soprattutto le performance dell'applicazione mobile del sito. Gli oltre 845 milioni di utenti di Facebook, quando decidono di connettersi attraverso il proprio cellulare (soluzione peraltro in forte crescita), non fruttano un centesimo alla futura matricola di Borsa. Mentre l'azienda vede aumentare le spese di gestione del servizio, infatti, al momento non è previsto, sulle applicazioni mobile, alcun inserimento di pubblicità.

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