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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2012 alle ore 09:37.
La Ducati, il costruttore italiano di moto noto in tutto il mondo grazie anche al pilota di MotoGp Valentino Rossi, si appresta a passare di mano. Investindustrial, il gruppo tricolore di private equity che fa capo alla famiglia Bonomi, ha intenzione - dopo 6 anni - di vendere il marchio in una transazione che potrebbe valere fino a 1 miliardo di euro, il triplo dell'investimento iniziale.
«Ducati è attualmente un'azienda perfetta, ma per un'ulteriore crescita ha bisogno di un partner industriale di classe mondiale. Quest'anno lavoreremo per trovare quel partner», ha dichiarato al Financial Times il presidente di Investindustrial Andrea Bonomi, lui stesso un pilota di Ducati e appassionato di competizioni nautiche offshore.
Lo scorso anno Investindustrial, uno dei maggiori investitori in private equity del Sud Europa - scrive il Ft - ha dato mandato a Deutsche Bank e a Goldman Sachs di sondare una quotazione in Borsa di Ducati a Hong Kong. Presente nell'operazione anche Banca Imi come joint global coordinator. Ma una vendita a un concorrente o a un grande gruppo automobilistico viene visto attualmente come lo schema più probabile per internazionalizzare ulteriormente il marchio.
Bonomi ha spiegato che una manciata di gruppi industriali in Asia, Europa e Usa sono interessati a Ducati e, secondo fonti vicine al dossier, tra i possibili acquirenti figurano il gruppo motociclistico indiano Mahindra e colossi tedeschi come Volkswagen, Mercedes e Bmw, che peraltro già costruisce moto, anche se ha comunicato di non essere interessata.
Ducati, che iniziò 86 anni fa la sua attività come produttore di apparecchi radiofonici, oggi detiene il 10,5% nel mercato globale delle moto sportive, in rialzo rispetto all'8,5% del 2010. Il design filante e la sua immagine ha appassionato anche molti vip, a partire dal principe William d'Inghilterra.
Ducati Motor Holding si appresta a chiudere il 2011 con circa 42.000 moto vendute e un fatturato prossimo ai 480 milioni di euro, numeri che rappresentano un incremento del 20% rispetto all'anno precedente.
La società ha in carico debiti pari a circa 1,7% degli utili prima degli interessi, svalutazione e ammortamenti: un livello basso nel confronto con la maggior parte delle aziende in portafoglio private equity.
Bmw: non siamo interessati
Bmw smentisce un possibile interesse per Ducati. «Attualmente non siamo interessati all'acquisto di alcuna azienda» afferma a Bloomberg un portavoce della casa automobilistica tedesca.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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