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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 15:22.

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L'avvio di settimana dei mercati? Certamente sarà monopolizzato dal tema del debito greco. Orfani della guida di Wall Street, chiusa per la festa del Presidents' day, domani i listini europei guarderanno alla riunione dell'Eurogruppo.

Lì si capirà se l'interminabile tira-e-molla tra la Troika (Bce, Ue e Fmi) e il governo di Atene può arrivare al punto di svolta. Nel caso positivo, è il coro unanime degli operatori, le Borse del Vecchio continente dovrebbero rimbalzare. Al contrario, saranno le montagne russe.

Un sali e scendi, però, non così drammatico: il mercato, infatti, è convinto che alla fine l'intesa ci sarà. Accordo, peraltro, che prevede una precisa road map: martedì 21 il parlamento greco dovrebbe votare le clausole per le class-action sui titoli di Stato oggetto dello swap con i privati; il giorno successivo invece, se tutto fila liscio, potrebbe esserci il via libera per lo scambio dei bond che dovrà concludersi il 9 marzo.

In un simile contesto, giocoforza, la volatilità resta alta. E con lei l'incertezza. La prova? È presto detto: la quotazione del future su Bund. Il derivato sul decennale tedesco, bene rifugio per eccellenza, è la cartina tornasole dell'umore degli investitori: al di sopra della soglia psicologica di 137 significa che, seppur con i listini in rialzo, il trend di fondo non è cambiato. Ebbene, venerdì scorso il future ha chiuso con una quotazione di 138,42. Certo, in calo da 139,72 del 31 gennaio scorso ma comunque su livelli ancora troppo alti.

Il mercato, insomma, da un lato non compra i titoli azionari in ottica di lungo periodo; e, dall'altro, non abbandona il sicuro porto tedesco. Può obiettarsi: da inizio anno l'Eurostoxx 50 ha guadagnato l'8,8% e la stessa Piazza Affari è cresciuta del 9,6 per cento. Per non parlare, poi, dell'imminente (il 29 febbraio) maxi-prestito della Bce all'1% per tre anni: un'iniezione di liquidità al sistema bancario che, quasi certamente, spingerà all'ingiù i rendimenti dei governativi e all'insù le quotazioni dei titoli azionari europei. Tutto vero! E però, sottolineano diversi analisti, si tratterebbe pur sempre di un rally inserito in un mercato Ue di più lungo periodo improntato alla debolezza, se non al ribasso.

Già il ribasso. Questa parola, a pronunciarla in quel di Wall Street, potrebbe fare sorridere. Il Dow Jones, proprio venerdì scorso, è riuscito nell'intraday a toccare 12.949 punti. Cioè il massimo del 20 maggio 2088, una data precedente al crack-Lehman. In un simile contesto, con la Corporate America avviata a battere le stime sulle trimestrali in oltre il 60% dei casi, pensare alla ricaduta dei listini può apparire un azzardo. Eppure, anche qui gli esperti sono divisi. Molti sottolineano che l'outlook macro-economico resta opaco, sia negli Usa che in Europa.
Ecco allora che, almeno sul breve periodo, una mano per chiarire lo stato dell'arte può darla la tornata di indagini congiunturali sull'Ue in programma proprio la prossima settimana. Si incomincia con la fiducia dei consumatori del Vecchio continente (21/2/2012) per proseguire con l'Ifo tedesco (giovedì 23). Sul fronte di Berlino peraltro, in chiusura di ottava, sono previsti numerosi dati: dall'export fino al consumo privato. Numeri importanti perchè, a fronte delle avvisaglie di recessione nell'Unione monetaria, fare il tagliando al motore della locomotiva tedesca è essenziale.

Così come essenziale è guardare agli altri dati in arrivo dagli Usa: mercoledì tocca alle vendite di nuove case (stimate in rialzo) e poi alla fiducia alle famiglie. Il tutto in attesa, il week end prossimo, del G20 da dove dovrebbe arrivare l'ok all'aumento della dotazione del Fmi. Un passo essenziale per creare il "firewall" a difesa del debito Ue. O, almeno, così tutti sperano.

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