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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 17:40.

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Il 1985 è ricordato per la grande nevicata su Milano che provocò il crollo del palazzetto dello sport. Nel 1985 crollarono anche due fiduciarie, la Reno e la Previdenza, travolgendo migliaia di investitori con un buco da 330 miliardi di lire. Entrambe facevano riferimento a un finanziere che si chiamava Luciano Sgarlata e alla sua società capofila, la Otc. Il 2012 verrà a lungo ricordato per la grande nevicata su Roma, ma anche per la sentenza che a ventisette anni di distanza, ha condannato al risarcimento dei danni l'ente responsabile della vigilanza di quelle stesse due fiduciarie finite in bancarotta. Cioè il ministero per lo Sviluppo economico (allora ministero del l'Industria, dicastero guidato al tempo dal liberale Renato Altissimo). Il tutto a vantaggio di 50 fiducianti truffati difesi dalla legale Paola Pàmpana. Una sentenza, quella della dodicesima sezione civile del Tribunale di Roma di primo grado e firmata dal Giudice Corrado Cartoni, importantissima per due ragioni. La prima giuridica e la seconda economica. Vediamo nell'ordine i motivi e le conseguenze. Il punto di diritto più rilevante è il rigetto dell'eccezione presentata dall'avvocatura dello Stato che riguardava la pretesa prescrizione del fatto illecito, che si voleva quinquennale.

Nel respingere l'eccezione il giudice ha osservato come la prescrizione decorra dal momento in cui la società la Previdenza Spa è stata messa in liquidazione coatta amministrativa, vale a dire il 16 ottore 1985. Il giudice osserva: «Poiché gli attori (cioè i risparmiatori, ndr) hanno proposto nel termine quinquennale istanza di insinuazione allo stato passivo, gli stessi, (...) ne hanno interrotto il decorso fino alla chiusura della procedura concorsuale, a oggi in base alla documentazione in attori, non ancora realizzata».

Il giudice ha stabilito, dunque, che la prescrizione si è sospesa nel preciso momento in cui i risparmiatori hanno deciso di insinuarsi al passivo della società fiduciaria e visto che la procedura di liquidazione coatta amministrativa non si è ancora conclusa (dopo ventisette anni) non è mai scattata alcuna prescrizione.

Dunque il ministero competente per la vigilanza sulle società fiduciarie, che avrebbe dovuto sorvegliare sul corretto operare degli uomini della Previdenza e della Reno, dovrà pagare. E il giudice spiega nei dettagli come un'effettiva responsabilità da parte della pubblica amministrazione, nella fattispecie sia configurabile. Ma tra le conseguenze più interessanti dell'intera vicenda sono le modalità con le quali il giudice ha disposto il pagamento di questi risarcimenti.

A pagina quattro della sentenza si legge infatti: «Sugli importi, trattandosi di risarcimento del danno, e dunque, di debito di valore, sono riconosciuti gli interessi legali e la rivalutazione dal momento dell''illecito, da rinvenirsi per quanto sopra esposto nel momento in cui la Previdenza è stata messa in liquidazione coatta amministrativa e cioè dal 16 ottobre 1985 – e ancora, scrive il giudice – in particolare poiché gli stessi sono liquidati con riferimento all'epoca del fatto spettano gli interessi legali e la rivalutazione dal giorno dell'illecito con gli interessi calcolati sulla sorte capitale via via rivalutata anno per anno secondo gli indici Istat e fino alla data del deposito della presente sentenza». In altri termini, il giudice ha disposto che la base per il calcolo non fosse il danno emergente o il lucro cessante, ma direttamente la somma investita e che su di essa si inneschi un meccanismo di rivalutazione progressivo, cioè l'applicazione del tasso ad aggiustamenti annuali. «Una situazione che ci ha costretti a procedere a calcoli molto difficoltosi – dice Antonio De Rinaldis, il perito che ha seguito la vicenda per conto dei risparmiatori – ma che ci riempie di soddisfazione per la cifra totale di 5.112.000 euro». E che potrebbe anche modificare le prospettive di rimborso per altri investitori coinvolti nel crack. Spiega l'avvocato Pàmpana: «Di fatto questa sentenza riapre del tutto i giochi. Di sicuro per le migliaia di altri risparmiatori finiti nella rete di Luciano Sgarlata. Ma forse anche per procedure simili ancora aperte».

stefano.elli@ilsole24ore.com

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