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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 13:19.

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I mutui si prendono oltre il 40% dei debiti degli italiani. Il resto è fatto di prestiti finalizzati all'acquisto di beni e per tirare avanti. Se escludiamo i prestiti per la casa (acquisto, ristrutturazione e altro) resta, come si vede nell'infografica in pagina, un discreto spazio per altri prestiti personali con varie forme tecniche (attraverso carte, contro garanzia della cessione del quinto dello stipendio o della pensione). La frenata dei consumi – auto e moto fra questi – ha bloccato da tempo l'evoluzione dei prestiti.

Il rischio di grave indebitamento delle famiglie sembra però lontano. Storicamente i nuclei italiani hanno un tasso di risparmio, su reddito disponibile, piuttosto alto. L'ammontare dei debiti è pari mediamente all'82 per cento del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone è del 130 per cento, nel Regno Unito del 170 per cento). Ma è possibile che un'Italia che non cresce, che perde posti di lavoro e non forma nuovo risparmio, riesca a mantenere sotto controllo l'indebitamento? E fino a quando?

Un primo punto di osservazione è il Crif, il centro di informazioni creditizie che è in grado di monitorare l'evoluzioni dei prestiti e il buon esito. «Ma i dati – dice subito Enrico Lodi, direttore generale del Crif – non esprimono, per il momento, quanto sta accadendo in questi mesi. Dove oltre alle riserve di risparmio, vengono utilizzati anche prestiti di familiari o della cerchia amicale. Bisognerà attendere i dati dei prossimi mesi per meglio verificare la dinamica in atto e cogliere la plausibile maggiore rischiosità derivante dall'ulteriore indebolimento dell'economia, cioè redditi bloccati, posti di lavoro persi e occupazioni precarie che non possono essere rinnovate. L'evoluzione della rischiosità – ricorda Lodi – emerge con alcuni mesi di ritardo, per questo è auspicabile l'applicazione di interventi di sostegno come la moratoria sui debiti, in favore in particolare delle famiglie maggiormente in difficoltà». Si fa di tutto per non far esplodere le sofferenze bancarie (vedi a fianco), l'attività è semibloccata. «La domanda di prestiti in questa fase congiunturale caratterizzata da una grande incertezza è debole, le famiglie rinviano le spese non indispensabili e sono frenate negli acquisti. Dall'altra parte, complici difficoltà di raccolta degli istituti, si avverte una maggiore selettività e cautela negli impieghi. E forse questo ha contribuito ulteriormente a frenare la domanda, è scattata – ipotizza Lodi – una sorta di autocensura che induce a non chiedere immaginando una risposta negativa». I prossimi mesi non saranno diversi, molte famiglie dovranno però, magari per la prima volta, ricorrere a prestiti "esterni". «I numeri di gennaio – aggiunge Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin – ci confermano tutte le difficoltà del 2011 e quest'anno sarà, per le imprese del settore, ancora delicato. Sono tanti gli impegni per le famiglie e vedremo dove si assesterà il costo della vita. Tutti i principali consumi di beni durevoli sono rinviati, si tengono i mobili, l'auto va fatta durare di più».

E se i prestiti personali diventano più importanti di quelli finalizzati non è solo per effetto della congiuntura. La nuova normativa sul credito al consumo definisce le responsabilità anche del finanziatore in caso di cattivo esito della fornitura fra esercente e cliente. Gli intermediari preferiscono a questo punto il finanziamento "puro" che favorisce la fidelizzazione con la banca, mentre con il finalizzato la banca finiva in secondo piano.

Cresce l'importo singolo delle operazioni con carta di credito, meno spinta rispetto al passato. L'offerta è in genere a doppia opzione: a saldo o revolving. Quindi con funzione di prestito.

Il comunicato stampa Bankitalia

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