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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 06:43.

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Per la sostituzione di Giuseppe Mussari al vertice di Montepaschi si fa strada Divo Gronchi. Il banchiere toscano, nato a Pisa 73 anni fa, in questo momento è l'unica alternativa concreta alla candidatura di Alessandro Profumo, prestigiosa ma secondo qualcuno anche ingombrante (per il futuro amministratore delegato, Fabrizio Viola) e troppo lontana dalla cultura del territorio senese.

Al nome dell'ex amministratore delegato di UniCredit, sponsorizzato dal fronte politico dei democratici locali (ala Pci-Pds-Ds), che attraverso sindaco e presidente della Provincia elegge 13 membri su 16 dell'organo d'indirizzo della Fondazione Monte dei Paschi, azionista di riferimento di Banca Mps, ma poco gradito al versante cattolico dello stesso Pd (a cominciare da Gabriello Mancini, presidente della Fondazione), nelle ultime settimane si è affiancato con sempre maggior forza quello di Gronchi, che a giudizio di molti potrebbe avere le caratteristiche per ricomporre il quadro.

Gronchi, attualmente direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato, in provincia di Pisa, ha lavorato per 42 anni nel gruppo Montepaschi: prima in Banca Toscana, con Carlo Zini come punto di riferimento professionale e successivamente a Rocca Salimbeni, fino a occupare la poltrona di direttore generale di Banca Mps. Ha lasciato Siena nel 2000 (all'arrivo di Vincenzo De Bustis) per passare alla guida della Popolare di Vicenza (fino al 2005), poi è stato al vertice della Banca popolare italiana (chiamato da Bankitalia per il risanamento del dopo-Fiorani) e dal 2007 nuovamente a Vicenza, come direttore generale e poi consigliere delegato. Dallo scorso ottobre è, appunto, a San Miniato.
Profumo e Gronchi sono due prime scelte. Anche se molto diverse. Più giovane (ha 55 anni), manager di strategie e relazioni internazionali il primo; apprezzato ai massimi livelli in Italia e grande conoscitore del sistema bancario nazionale e del mondo Mps, il secondo. La scelta della Fondazione, che presenterà la lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio d'amministrazione della banca (sei consiglieri su 12, compreso il presidente), maturerà nelle prossime settimane. L'assemblea è fissata per il 27 aprile e il deposito delle liste deve avvenire entro il 2 dello stesso mese. Ma è molto probabile che la decisione dipenderà anche dai nuovi assetti azionari in via di definizione proprio in queste ore.

Dalla deputazione (il consiglio d'amministrazione) di ieri non sono uscite novità. La Fondazione punta a chiudere il tavolo di trattativa con le banche a cui deve 900 milioni, in modo da sbloccare le azioni Mps in pegno e cominciare a vendere il primo pacchetto di titoli (8% circa) a investitori privati, per poi scegliere uno o al massimo due fondi come partner stabili, a cui cedere un ulteriore 5-7%, con Clessidra in pole position, Equinox che si è candidato addirittura a prendere fino al 12%, e altri soggetti attualmente in fase di valutazione. Il prossimo passaggio dovrebbe riguardare il via libera dei creditori alla Fondazione, che pensa di rimborsare subito almeno metà del debito (circa 4-500 milioni) e ristrutturare a medio termine il resto. Per questo l'ente senese sta cedendo le partecipazioni minori in portafoglio (con un incasso di 2-300 milioni) e si prepara a scendere dal 49 al 33,5-34% in Banca Mps. Nei giorni scorsi ha anche scritto ai creditori (tra cui Jp Morgan, Credit Suisse e Mediobanca), chiedendo una definizione rapida del negoziato, in modo da sfruttare il buon momento del titolo in Borsa (ieri +2,8%). La futura governance del terzo gruppo bancario italiano uscirà da questo riassetto. Per la prima volta nella sua storia plurisecolare, il Montepaschi "prende le distanze" da Siena. Un passaggio difficile per la città. Motivo in più per non sbagliare la scelta del nuovo presidente.

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