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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2012 alle ore 08:17.

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La Bce apre il rubinetto del denaro facile, e le banche italiane sono le prime ad abbeverarsi: dei 529 miliardi di euro erogati ieri da Francoforte, ben 139 miliardi sono infatti finiti nelle casse degli istituti di credito italiani. Le banche della Penisola, i cui attivi totali pesano solo per l'11,9% del totale europeo, hanno quindi ottenuto dalla Bce il 26% del maxi-prestito triennale erogato ieri in Europa. La principale istituzione creditizia, Intesa Sanpaolo, è stata la più attiva: ha prelevato dalla Bce ben 24 miliardi di euro, cioè il 4,5% del totale europeo. Più cauta UniCredit, che si è 'limitata' a chiedere 5-10 miliardi di euro (l'istituto non fornisce dati precisi). La domanda, a questo punto, è: che ne faranno di tutti questi soldi?

Per cercare una risposta bisogna analizzare meglio il dato sui finanziamenti Bce triennali al tasso agevolato dell'1%. Sebbene siano ammontati a 139 miliardi di euro, in realtà in Italia sono entrati circa 80 miliardi di euro 'nuovi': i restanti 59 miliardi sono semplicemente finanziamenti che le banche italiane già avevano presso la Bce e che sono stati 'travasati' nel nuovo prestito triennale.

Il punto è che questi miliardi non sono stati uniformemente erogati dalla Bce. Come accennato, Intesa Sanpaolo è stata la più attiva di tutte: dei 24 miliardi prelevati ieri, che si aggiungono ai 12 ottenuti dalla Bce il 21 dicembre, una buona parte (il gruppo non la quantifica) costituisce liquidità 'nuova'. Questo maxi-prelievo può sembrare strano, perché Intesa Sanpaolo non ne aveva bisogno: la banca già a gennaio aveva abbastanza liquidità per rimborsare tutti i prestiti obbligazionari istituzionali in scadenza nel 2012.

Allora perché ieri ha prelevato così tanto? La risposta l'ha fornita, in parte, il consigliere delegato Enrico Tomaso Cucchiani: questo prelievo ‐ ha detto ‐ «riflette la nostra volontà di avere tutte le risorse necessarie per sostenere lo sviluppo del Paese, delle imprese e dello Stato». Questo è il punto: Intesa Sanpaolo ‐ che in fin dei conti ha l'ex numero uno nella veste di ministro ‐ sembra voler rispondere all'invito arrivato da tutte le istituzioni che chiedono alle banche un sostegno all'economia. Con questi soldi ‐ dice infatti Cucchiani ‐ Intesa comprerà titoli di Stato (aiutando i conti pubblici) e proverà ad erogare più credito alle imprese. Queste, almeno, sono le intenzioni. Per i fatti bisogna attendere.

Meno attive, invece, altre banche. UniCredit, che ha prelevato tra 5 e 10 miliardi (probabilmente in gran parte 'nuovi'), è stata di certo più morigerata. Chissà se, in questa scelta più cauta, abbia influito l'anima tedesca: è noto infatti che le banche in Germania (a partire da Deutsche Bank) si vantano di non andare a chiedere soldi in Bce, perchè costituisce un segnale di debolezza. Il Monte dei Paschi ha prelevato tra i 10 e i 15 miliardi, ma ‐ precisano dal quartier generale senese ‐ non si tratta di soldi nuovi. Ubi Banca ha prelevato 6 miliardi, ma con questi denari è semplicemente andata a sostituire un pronti/termine analogo (ma di durata inferiore) ottenuto in precedenza dalla Cassa di Compensazione. Più attivo il Banco Popolare, che ha prelevato 3,5 miliardi tutti 'nuovi'.

Finiranno questi soldi all'economia reale? La speranza è che accada. Per ora questi finanziamenti a pioggia hanno dato un senso 'artificiale' di sicurezza, ma non hanno ancora portato molte risorse a imprese e famiglie. Vedremo se la nuova erogazione riuscirà a fare qualcosa di più.

m.longo@ilsole24ore.com

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