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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2012 alle ore 06:41.

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FIRENZE
La Fondazione Monte dei Paschi esce allo scoperto. E chiede ufficialmente alle banche creditrici di non allungare troppo i tempi dell'accordo sulla ristrutturazione dei circa 900 milioni di debito. Una mossa che, sia pur in modo riservato, l'ente senese aveva già fatto formalmente nei giorni scorsi (vedere il Sole 24 Ore del 28 febbraio).
«Vogliamo una liberatoria sulle azioni Montepaschi destinate alla vendita e sulla destinazione delle somme ricavate», sottolinea in una nota Gabriello Mancini, presidente della Fondazione che controlla il 49% di Banca Mps e ha già annunciato di voler vendere fino a un massimo del 15% (è in attesa del via libera del ministero dell'Economia), per fare cassa e rimborsare almeno una parte consistente dell'indebitamento accumulato nei confronti di 12 banche italiane e estere (tra cui JpMorgan, Credit Suisse e Mediobanca).
Il negoziato, che è iniziato a metà febbraio e deve concludersi entro il 15 marzo, ruota intorno a un'ipotesi di ridurre adesso del 50% l'esposizione e ristrutturare a medio termine il resto. In altre parole, la Fondazione deve trovare 450-500 milioni e per questo sta liquidando le partecipazioni in portafoglio (Cdp, Mediobanca, F2i, Sator) e punta a cedere una prima quota di Montepaschi (8% circa) a investitori privati, per poi trovare uno o due partner istituzionali, a cui vendere complessivamente un altro 5-7% e con i quali stringere un'alleanza sulla governance del gruppo di Rocca Salimbeni.
La fretta della Fondazione è dettata dal buon momento borsistico del titolo Montepaschi (anche ieri +5% a 0,40 euro) e dal fatto che un primo schieramento di acquirenti sarebbe già pronto. Si parla di famiglie, anche dell'area romana e lombarda. «Auspichiamo tempi stretti per il buon esito dell'operazione e per non subire danni economici», sottolinea Mancini. Che sul fronte della vendita di azioni Banca Mps puntualizza: «Stiamo valutando varie possibilità, con l'unico obiettivo di scegliere le più vantaggiose».
Una soluzione rapida, però, non è facile. Le banche coinvolte, infatti, hanno ruoli e interessi diversi, di difficile armonizzazione, a cominciare dalla ripartizione del rimborso proposto e dalle garanzie sui titoli Mps da svincolare. Un dossier complesso, sul quale da parte senese stanno lavorando il direttore generale Claudio Pieri e il direttore amministrativo Attilio Di Cunto.
Dai nuovi assetti della governance dipende anche la scelta del futuro presidente del gruppo di Rocca Salimbeni, su cui la Fondazione è impegnata (il favorito è Alessandro Profumo ma negli ultimi giorni si è fatto largo anche il nome di Divo Gronchi). Intanto, Banca Mps incassa il rialzo del rating da parte di Hsbc (da neutral a overweight), prenota tra 10 e 15 miliardi di euro all'asta della bce (la stessa somma di dicembre scorso) e lancia un bond senior "unsecured" a due anni (si veda l'articolo a fianco) che ha ricevuto ordini per più di 1,5 miliardi.
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