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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 08:09.

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ROMA - L'aula del Senato ha dato ieri il via libera alle 141 modifiche contenute nel maxiemendamento sulle liberalizzazioni e il decreto che ora si compone di ben 118 articoli passa a questo punto all'esame della Camera. Tra le nuove disposizioni approvate c'è anche l'emendamento che ha provocato forti reazioni di protesta da parte dei banchieri, fino alle dimissioni annunciate ieri dall'intero consiglio di presidenza dell'Abi: si tratta della norma che sancisce la nullità di «tutte le clausole, comunque denominate, che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte delle concessioni di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere del loro utilizzo anche in caso di sconfinamento ovvero oltre il limite del fido».

Per effetto di tale disposizione, in pratica, gli affidamenti e gli sconfinamenti concessi dalle banche ai clienti potranno essere remunerati esclusivamente con il tasso debitore sulle somme prelevate. Per la verità, lo stesso relatore al provvedimento, Filippo Bubbico (Pd), aveva spiegato mercoledì sera che questa disposizione avrebbe dovuto considerarsi come una sanzione per quelle banche che non rispetteranno le nuove norme sulla trasparenza già previste dal decreto Salva Italia; norme che il comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) è chiamato a definire concretamente. Senonchè, il governo si è detto indisponibile a modificare l'emendamento e la disposizione è stata approvata così com'era.

Spiragli per la modifica ad una norma contraddittoria con le disposizioni che affidano al Cicr l'onere di regolare nel dettaglio l'intera materia si sono aperti ieri pomeriggio, dopo che il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ha parlato di «disagio» del mondo bancario, aggiungendo che spetterà al premier Mario Monti decidere eventuali cambiamenti. Il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, ha detto che la parola spetta invece alle Camere, affermando che l'esecutivo non si metterà «di traverso» se in Parlamento si troverà un'ampia maggioranza favorevole alle modifiche anche perchè esiste già un emendamento presentato alla Camera nel provvedimento relativo alla semplificazioni. Il veicolo della modifica sarebbe una norma, secondo quanto ha affermato ieri il relatore Oriano Giovannelli che si limita ad affermare, semplicemente, che non è legittima l'apposizione di qualsiasi tipo di commissione di massimo scoperto. Non tutti i partiti, peraltro, la pensano allo stesso modo sulla questione: se le banche protestano, dice per esempio il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, vuol dire che «il Senato ha lavorato con la schiena dritta. Vedremo se saranno necessari interventi - aggiunge - ma le banche prestino buona parte dei 139 miliardi presi ieri dalla Bce a imprese e famiglie che ne hanno bisogno».

Secondo il segretario del Pd Pierluigi Bersani, invece spetta al governo pronunciarsi per risolvere la questione: «Il problema di migliorare la trasparenza dei rapporti tra banche e clienti sulle condizioni degli sconfinamenti è sacrosanto. Si è in attesa di una delibera del Cicr che deve disciplinare questo tipo di commissioni». «In Senato è saltato il raccordo, in tre righe, tra la norma approvata e questa delibera, e così si rischia che le banche non siano in condizione di fare credito alle imprese e alle famiglie. A questo punto dica il governo qual è la soluzione e come risolvere il problema, noi siamo disponibili», ha aggiunto il leader del Pd. Ma nel decreto di ieri non c'è solo la norma che azzera le commissioni a interessare direttamente il business bancario. La legge prevede infatti che per i pensionati con assegni fino a 1.500 euro le banche dovranno assicurare la gratuità delle spese di apertura e gestione dei conti correnti destinati all'accredito della pensione. Inoltre, quando un cliente sottoscriverà un mutuo, la banca dovrà proporre al cliente almeno due polizze di due compagnie diverse e l'utente ne potrà sottoscrivere una da lui trovata sul mercato. C'è poi lo stop alla commissione sulla carta di credito fino a 100 euro per chi fa il pieno di benzina e la riduzione dei tempi previsti per la surroga del mutuo da trenta a dieci giorni. Infine, c'è il capitolo Tesoreria unica che comporta, da parte delle aziende di credito che fanno mutui agli enti locali, la rinuncia a 8-9 miliardi di liquidità.

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