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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 06:41.

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Premafin non delibera sull'offerta Sator e Palladio e lo fa imputando la mancata decisione alla «clausola di esclusiva» prevista dall'accordo con Unipol e per «il tenore delle comunicazioni» ricevute dalle banche creditrici relativamente ai contenuti della proposta di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo.

L'improvviso stand by, dopo che nei giorni scorsi la famiglia Ligresti aveva annunciato pieno sostegno al progetto Unipol, sarebbe arrivato per una ragione precisa. Ieri Sator e Palladio, dopo aver inviato in Consob un esposto, avrebbero fatto recapitare nella sede di Premafin una missiva contenente le linee guida del piano di ristrutturazione del debito della holding, mescolando, ancora per una volta, le carte sul tavolo. Di conseguenza, quella che alla vigilia sembrava una decisione scontata, anche alla luce della posizione assunta da alcuni degli istituti finanziatori, ossia di una bocciatura della proposta Sator-Palladio, si è trasformata in una sorta di pausa di riflessione.

E questo per due ragioni. Innanzitutto è stato posto il problema della clausola di esclusiva. Un vincolo che impedisce a Premafin di negoziare con altri diversi da Unipol ma che qualche legale ha cominciato a riconsiderare chiedendo se una società interessata dall'articolo 67 della legge fallimentare possa effettivamente siglare un accordo così stringente. Il tema evidentemente potrebbe scatenare una battaglia legale. L'altro punto che ha spinto Premafin a non decidere è la delicata questione del debito. Il fatto che Arpe e Meneguzzo non avessero presentato nella loro proposta un progetto di ristrutturazione dell'esposizione della holding era un elemento a sfavore dell'offerta che alla vigilia ne favoriva la bocciatura. Ieri, però, il colpo di scena: Sator e Palladio hanno alzato il velo sul piano. Un progetto che prevede che i 450 milioni di aumento di capitale vengano utilizzati in questo modo: 100 milioni per rimborsare subito parte dell'esposizione delle banche e 350 milioni per sottoscrivere l'aumento di capitale da 1,1 miliardi di Fondiaria Sai.

Rimarrebbero dunque nel portafoglio della holding più o meno altri 300 milioni di debiti (l'esposizione complessiva compresa Finadim e l'equity swap si attesta attorno ai 400 milioni), di questi 150 milioni potrebbero venir spostati nel veicolo controllato da Palladio e Sator per l'ingresso in Premafin e dotato di 400 milioni di mezzi freschi rappresentati esclusivamente da equity, e altri 150 milioni resterebbero nella holding e verrebbero riscadenziati.
E ora che succederà? Le banche considereranno il progetto? Ciò potrà avvenire solo nel caso in cui si decida di accantonare il vincolo di esclusiva, scelta rispetto alla quale, come comunicato ieri da Premafin, non è prevista alcuna specifica penale. Allo stato è però difficile immaginare che UniCredit e Mediobanca, fino ad oggi schierate a favore dell'opzione Unipol, cambino repentinamente direzione. Ciò, nonostante le difficoltà che la maxi integrazione sta incontrando. Ieri Radiocor ha dato conto di una lettera inviata a Premafin da UniCredit nella quale l'istituto, in qualità di banca agente, metteva in discussione il contenuto dell'accordo di ristrutturazione del debito della holding.

Si tratterebbe, secondo fonti bancarie, di normale dialettica banche-advisor in situazioni come questa. Pur tuttavia, le questioni sul tavolo sarebbero cruciali per il buon esito dell'operazione, tanto che anche il cda Premafin ieri le ha valutate. Da un lato si sta discutendo del riscadenziamento del debito, per le banche la nuova data del 2018 è troppo distante e non sarebbero disposte a concedere se non un paio d'anni in più rispetto al precedente termine del 2014. Quindi, l'altro nodo è il convertendo da 150 milioni. Posto che uno sforzo delle banche appare indispensabile, l'obiettivo sarebbe di ridiscutere a condizioni di mercato i termini per la conversione del prestito in equity. Infine, UniCredit vorrebbe poter disporre di un business plan, almeno a grandi linee, rispetto al progetto di integrazione con Unipol.

L'intero progetto dovrà poi essere asseverato da un esperto indipendente e difficilmente potrà ottenere il via libera formale di tutte le banche creditrici per il 15 marzo. Al più, per quella data, sarà plausibile ottenere un accordo di massima così come si spera di riuscire a pervenire a una valutazione indicativa di tutte le società coinvolte. In quest'ottica, l'obiettivo sarebbe quello di trovare quantomeno un'intesa generale in vista dell'incontro che si terrà lunedì 5 marzo tra gli istituti e Leonardo & co.

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