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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 10:50.
LONDRA - BP ha raggiunto un accordo extra-giudiziale da 7,8 miliardi di dollari (4,9 miliardi di sterline) che evita il processo per Deepwater Horizon, il peggiore disastro ambientale della storia americana. Il colosso britannico non ha ammesso responsabilità per l'accaduto ma ha accettato di pagare i risarcimenti miliardari a circa centomila tra pescatori, lavoratori e residenti della zona che nel 2010 avevano ricevuto danni fisici o economici in seguito alla marea nera. Si tratta di uno dei maggiori pagamenti mai versati per una class action, ha detto Bp, specificando che verrà utilizzata una parte del fondo di risarcimento da 20 miliardi di dollari creato dalla società subito dopo l'incidente.
L'esplosione nel Golfo del Messico dell'aprile 2010 aveva ucciso undici lavoratori e causato la fuoriuscita di quattro milioni di barili di greggio che avevano inquinato il mare e la costa per 85 giorni prima che fosse possibile bloccare il pozzo. Le accuse di avere anteposto il taglio dei costi alla sicurezza dei dipendenti e la lentezza nel reagire alla rabbia popolare per l'accaduto avevano portato alle dimissioni dell'allora Ceo di Bp Tony Hayward. Il suo successore Bob Dudley aveva promesso che "le cose non saranno mai piú come prima" e avviato una revisione di tutte le procedure di sicurezza. Stamattina Dudley ha detto che l'accordo raggiunto "accelera la soluzione dei problemi creati dall'incidente e contribuisce ulteriormente ai tentativi di ripristino economico e ambientale lungo la Costa del Golfo."
Dopo settimane di frenetiche trattative dietro le quinte, lo stuolo di avvocati di Bp è riuscito a raggiungere un accordo. Il processo che avrebbe dovuto iniziare lunedì è quindi sospeso, e con ogni probabilità il giudice prenderá atto dell'intesa raggiunta. Sarebbe stato un processo fiume, con la testimonianza prevista di oltre 300 persone e ben 72 milioni di pagine di documenti e sarebbe probabilmente durato anni, una lunga fase di incertezza che avrebbe pesato sul gruppo.
Per Bp si tratta di un passo avanti importante ma non decisivo: l'accordo annunciato infatti non riguarda il contenzioso con il Governo federale Usa e con gli Stati più danneggiati dalla marea nera, o le cause tuttora in corso con le società ex partner di Bp nel Golfo del Messico. Nell'ultimo anno Bp ha raggiunto accordi con Anadarko, il gruppo Usa che aveva una quota del 25% di Macondo, il pozzo esploso nell'aprile 2010, con la società giapponese Mitsui, che aveva il 10%, e con Cameron International, responsabile della sicurezza della piattaforma. Restano invece irrisolti i contenziosi con Transocean e Halliburton: Bp ha intentato cause da decine di miliardi di dollari sia contro la società svizzera proprietaria della piattaforma petrolifera sia contro la società americana che aveva progettato e costruito il pozzo di Macondo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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