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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 10:29.

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MILANO - Continuano i contatti, per lo più informali, tra i grandi soci di UniCredit per approdare a una soluzione condivisa sul nuovo presidente, chiamato a prendere il posto di Dieter Rampl da maggio. Come ha detto ieri il vicepresidente di Fondazione Cariverona, Giovanni Sala, si tratta di un «procedimento complesso» ma tra gli azionisti si prevede che l'accordo possa arrivare ben prima del termine di metà aprile fissato per la presentazione delle liste in vista della prossima assemblea.

Per dare un nome e un cognome al nuovo presidente di UniCredit potrebbero bastare 2-3 settimane, ma non è escluso che già tra oggi e domani, a riflettori spenti, i colloqui possano subire un'accelerazione, forse determinante. Ieri si è espressa fondazione Cariverona, che per bocca del suo numero due ha ricordato che «il presidente deve essere anzitutto adeguato. Poi, che sia italiano o no forse è un secondo punto». «Siamo una parte di una compagine sociale molto ampia, dove ci sono idee diverse – ha aggiunto Sala –. Ma mi pare che ci sia l'accordo di tutti sul fatto che per un gruppo fortemente internazionalizzato come UniCredit occorre un presidente con una capacità di rappresentanza e insieme una legittimazione in tutto l'ambito in cui opera».

Parole di buon senso, che confermano il percorso imboccato dalla banca nei giorni scorsi: il cda, insieme con il comitato governance, determinerà il profilo del candidato ideale, la cui individuazione spetterà comunque ai soci. Ecco perché i prossimi giorni si preannunciano decisivi: per martedì in piazza Cordusio è convocato il comitato governance, mentre – a quanto si apprende – nella seconda parte della settimana si starebbe cercando di organizzare un nuovo incontro tra le fondazioni azioniste, i grandi soci privati italiani entrati con l'aumento di capitale (Diego della Valle e Francesco Gaetano Caltagirone) e Leonardo del Vecchio, che ha incrementato la partecipazione dallo 0,5% a una quota superiore all'uno. Un doppio passaggio destinato a trovare un'intesa tra gli azionisti italiani, che – se necessario – potrebbe ripetersi la settimana successiva, in modo da trovare un accordo entro il cda del 27 marzo, che approverà il bilancio 2011. A meno che già in questo fine settimana non si restringa a un nome solo la rosa dei papabili, un elenco su cui continuano a spiccare i nomi di Gian Maria Gros-Pietro e Angelo Tantazzi ma che da tutti viene considerato tutt'altro che blindato.

Intanto ieri è arrivata l'ufficializzazione, post-aumento di capitale, della riduzione della quota della Lybian Investment Authority, scesa, secondo gli aggiornamenti Consob, all'1,2% del capitale dal 2,59% che deteneva dall'agosto 2010. La mossa libica era stata preannunciata, e ora si attende anche l'ufficializzazione da parte dalla Central Bank of Lybia.
Ieri a piazza Affari il titolo UniCredit ha chiuso a 4,12 euro (-0,29 per cento).

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