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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2012 alle ore 08:05.

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Ieri nell'evidente tentativo di far pressione sui detentori internazionali di bond l'Agenzia di gestione del debito pubblico greco ha reso noto in un comunicato che Atene «non contempla la disponibilità di fondi per effettuare i pagamenti ai creditori del settore privato che si rifiutano di partecipare». Atene non dice direttamente che non rimborserà chi non accetta lo swap, ma che il suo programma economico «non contempla» questo caso.

La minaccia si rivolge in particolare al 14% degli investitori che possiedono titoli greci emessi ai sensi del diritto internazionale. Il restante 86%, che possiedono obbligazioni sotto la legge greca, nello stesso comunicato sono stati avvertiti che la Grecia avrebbe usato le cosiddette clausole di azione collettiva (Cac) per far diventare vincolante lo swap su qualsiasi obbligazionista.

Come se non bastasse secondo un rapporto dell'Iif, un ipotetico default disordinato dei 357 miliardi di euro del debito complessivo della Grecia potrebbe costare oltre mille miliardi di euro e comporterebbe aiuti straordinari per Italia e Spagna, due pesi massimi dell'Eurozona. La stima è contenuta in un report dell'istituto internazionale di Finanza (Iif) guidato dal direttore generale Charles Dallara e dal co-presidente Jean Lemierre di Bnp Paribas e che raggruppa le maggiori banche creditrici della Grecia, secondo il quale gli aiuti internazionali a Italia e Spagna da parte dei fondi di salvataggio europei (Efsf e Esm) e dell'Fmi salirebbero a 350 miliardi di euro. Anche Irlanda e Portogallo avrebbero bisogno di più aiuti. Insomma si tratterebbe del tanto temuto «effetto domino» dei mercati finanziari che ha fatto sconquassi in tutto il mondo con il fallimento disordinato di Lehman Brothers.

Il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, che viene considerato già il futuro leader del Pasok al posto di George Papandreou, ieri si è detto ottimista sulla ristrutturazione del debito: dovrebbe riuscire a raggiungere un'adesione del 75-80% all'accordo sullo 'swap' dei propri bond. Tuttavia, c'é il rischio che l'adesione al piano sia inferiore al 90%, soglia ritenuta da Atene indispensabile per evitare che scattino le eventuali clausole di azione collettiva da parte di coloro che non intendono aderire al piano di ristrutturazione del debito. Lo 'swap bond' con i privati - ossia lo scambio di 206 miliardi di euro di titoli greci vecchi con nuovi che avranno scadenze più lunghe e interessi più bassi - è parte integrante del secondo piano di aiuti per la Grecia da 130 miliardi di euro, volto ad evitare il default del Paese. Lunedì scorso 12 dei 13 membri dell'Istituto della Finanza Internazionale, che complessivamente detengono bond per 40 miliardi di euro, hanno dato il loro sostegno all'accordo di concambio. La scadenza è fissata per domani sera alle 21 ma non è escluso una proroga dell'ultima ora.

Infine un paradosso. Aiutare la Grecia in difficoltà ha fruttato a Berlino 380 milioni di euro, grazie agli interessi sul primo pacchetto di aiuti. Lo rivelano documenti del ministero delle Finanze tedesco, secondo cui a fronte di un contributo finanziario di Berlino nel 2010 di 15,17 miliardi di euro, Atene ha pagato interessi tra il 3,423% e il 4,528%, facendo rientrare nelle casse tedesche 380 milioni di euro.

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