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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 08:18.

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Era il principale motivo di preoccupazione sui mercati finanziari. Così ieri, quando nel pomeriggio la Grecia ha annunciato che la ristrutturazione dei suoi titoli di Stato aveva raggiunto almeno la soglia minima del 75% di adesioni, per gli investitori è stato come togliere un peso dallo stomaco: il tanto temuto «default disordinato» di Atene è stato probabilmente evitato. Questo non significa che la Grecia sia fuori dal guado. Significa però che il botto, almeno per ora, non dovrebbe esserci.

E, incrociando le dita, neppure il tanto temuto effetto domino su altri Paesi come Portogallo, Spagna o Italia. Per i mercati il sospiro di sollievo è stato ovvio: le Borse sono volate, i BTp hanno ridotto lo spread sui Bund tedeschi fin sotto i 300 punti base (record da settembre), l'euro si è rafforzato. In nottata sono arrivate indiscrezioni ancora più suggestive: 85% (secondo Bloomberg) o addirittura 95% (secondo Reuters): se così fosse, l'euforia potrebbe continuare oggi.

I BTp sotto 300
Il sollievo, cresciuto durante la giornata pian piano che arrivavano le notizie dalla Grecia, ha interessato un po' tutti i mercati. Le Borse hanno preso il volo, chiudendo con rialzi compresi tra l'1,62% di Milano e il 2,54% di Parigi. L'onda lunga dell'entusiasmo è arrivata fin oltre l'Oceano Atlantico, facendo salire Wall Street dello 0,98% nonostante i pessimi dati americani sui sussidi alla disoccupazione. I titoli di Stato dei Paesi periferici sono stati comprati, da quelli spagnoli a quelli del Belgio. Ma gli acquisti hanno interessato soprattutto quelli italiani: i BTp decennali hanno infatti ridotto i rendimenti di 0,15 punti percentuali, chiudendo con un tasso del 4,81% (minimo da giugno).
Questo ha ridotto lo spread sui Bund (cioè il sovra-rendimento che i BTp italiani pagano rispetto ai titoli tedeschi): in mattinata è sceso fino a 292 punti base e alla fine ha chiuso a 300. Netto, ormai, il vantaggio dell'Italia sulla Spagna: i titoli decennali di Madrid ieri erano costretti a offrire un quarto di punto percentuale in più dei BTp per trovare qualcuno disposto a comprarli. Livello che non si vedeva dallo scorso luglio.

I motivi del sollievo
Il motivo di tanto giubilo generale va cercato in Grecia. Atene, che aveva chiesto ai possessori dei suoi titoli di Stato di rinunciare volontariamente al 74% dei propri investimenti, mira ad ottenere almeno il 90% delle adesioni. Ma già il mercato si accontenta del 75%: percentuale sufficiente per evitare un default «disordinato». Questo non scongiurerebbe completamente l'ipotesi di un'insolvenza, ma eliminerebbe il pericolo di un crack disastroso. Se poi le adesioni fossero superiori (addirittura oltre il 90%), allora anche il rischio di insolvenza «soft» verrebbe scongiurato nell'immediato. Oggi, in mattinata, si scoprirà la percentuale definitiva.

A sostenere i mercati, poi, un altro motivo: dopo che la Bce ha erogato finanziamenti triennali agevolati per mille miliardi di euro alle banche, l'abbondanza di liquidità si sta riversando su titoli di Stato. Questo sta obbligando anche gli investitori non europei a riposizionarsi su titoli come i BTp italiani: nel secondo semestre 2011 dall'estero erano stati scaricati BTp per 70 miliardi di euro. Escludendo gli acquisti delle banche centrali, si può stimare che gli investitori internazionali abbiano venduto circa 130 miliardi di BTp in sei mesi. Ebbene: è possibile che ora molti di quegli investitori, di fronte al rally dei mercati, stiano rientrando in Italia.

Il tunnel resta lungo
Però bisogna restare coi piedi per terra: lo swap greco non risolve certo i problemi d'Europa. Né quelli greci. Atene resta infatti in una situazione precaria: attende il nuovo pacchetto di aiuti, deve realizzare misure di austerità durissime, ha un'economia ormai al collasso. Proprio ieri le statistiche hanno comunicato che il tasso di disoccupazione è arrivato al 21%, contro il 17,3% medio del 2011 e il 12,5% del 2010. Certo, se la ristrutturazione del debito fosse andata in porto, i conti pubblici subirebbero un discreto miglioramento. Ma, secondo tanti economisti, questo potrebbe non essere sufficiente: c'è già chi scommette sulla necessità di un nuovo salvataggio quest'anno o il prossimo.

C'è poi grande timore sul Portogallo (c'è chi crede che prima o poi anche Lisbona possa essere costretta a richiedere aiuti internazionali) e una crescente apprensione verso la Spagna. Madrid, oltre ad avere un tasso di disoccupazione al 23%, ha aumentato oltre le attese il deficit dello Stato: questo fa paura. Insomma: ieri l'entusiasmo ha dominato i mercati. Ma i problemi da risolvere sono ancora tanti.

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