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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2012 alle ore 18:31.
L'ultima modifica è del 10 marzo 2012 alle ore 09:31.

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Atene obbliga tutti i creditori allo swap (Epa)Atene obbliga tutti i creditori allo swap (Epa)

di Vittorio Da Rold
La più grande ristrutturazione della storia, il concambio su 206 miliardi di bond greci detenuti dai privati, cinque volte il default argentino, la prima di un Paese occidentale negli ultimi 50 anni, è andata in porto anche se ieri sera l'International Swaps and Derivatives Association, noto come Isda, l'associazione sui derivati, ha stabilito all'unanimità che si è verificato un credit event sullo swap di Atene.

Ma andiamo con ordine. Ieri mattina alle sette il ministero delle Finanze greco guidato da Evangelos Venizelos ha reso noto che ammontano all'85,8% le adesioni volontarie dei creditori privati sotto legislazione greca pari a 152 miliardi di euro su 177 allo swap obbligazionario sul debito greco, mentre quelli sottoposti a legislazione internazionale hanno consegnato 20 miliardi su 29 pari al 69% del totale. «Nel primo caso la soglia del 75% è stata superata - commenta l'economista Jurgen Michels di Citi - e ciò significa che su questa quota il Governo greco potrebbe usare le Cac, le clausole di azione collettiva, che obbligano i creditori privati detentori di bond che rientrano nella legge greca ad accettare lo swap».

Ipotesi diventata subito realtà ieri pomeriggio quando il consiglio dei ministri guidato da Lucas Papademos ha approvato l'attivazione delle Cac nel quadro della ristrutturazione del debito. In questo caso con le clausole in azione le adesioni sul fronte dei bond sotto legislazione greca arriveranno al 95,7% del totale. Una mossa che ha avuto il via libera della Ue anche se a sua volta apre una breccia per far scattare i Cds, cioè i credit default swap, contratti di assicurazione che sul debito greco ammontano a 3,25 miliardi netti e a un nozionale a 70 miliardi di euro. L'Isda intanto si è riunita ieri a Londra per pronunciarsi e ha deciso a tambur battente che l'introduzione delle Cac greche, è un 'trigger event' in grado di far scattare i Cds per tutti coloro che si sono assicurati. Una mossa che apre nuovi scenari e salva il mercato dei Cds da una fine ingloriosa.

Nel caso, invece, dei bond greci sotto legislazione internazionale, il ministro Venizelos ha detto che ha riaperto i termini per aderire allo swap fino al 23 marzo 2012 e che, non avendo raggiunto la quota minima dei 2/3 non scatterrano le Cac, ma Atene minaccia e ricorda che «non ha fondi per pagare chi rimane fuori dallo swap».
Sommando i 177 miliardi di euro dei bond sotto legislazione greca, con l'uso delle Cac, Atene balza dall'85,6% al 95,7%, a cui vanno aggiunti i 20 miliardi di euro dei bond internazionali, per 197 miliardi su 206.
Con un haircut del 53,5% si arriva a una riduzione del debito di 104,4 miliardi di euro, sotto ancora l'obiettivo di 107 miliardi di euro prefissati dai creditori internazionali, ma solo di 2,6 miliardi mancanti. Dove trovarli? L'Olanda farà opposizione lunedì a nuovi prestiti Ue e questo spiega perché Atene ha fatto scattare le Cac e ha deciso di premere sui bond internazionali chiedendo di aderire entro 23 marzo, pena il mancato pagamento.

«È un momento importante, un grande successo. La Grecia non fallirà grazie all'operazione di ristrutturazione», ha detto Matthieu Pigasse, amministratore delegato di Lazard France e vicepresidente europeo del gruppo, che ha personalmente seguito la vicenda per conto del Governo greco. «Questo però non sarà sufficiente, che resta ancora molto da fare perché la crisi non è finita. È sbagliato credere che la crisi arrivi dagli Stati Uniti e che inizi con il fallimento di Lehman. La crisi in Europa ci sarebbe stata lo stesso e la Ue deve capire che c'è un modello economico da reinventare e serve maggiore integrazione. A partire dalla mutualizzazione del debito, per impedire che i mercati giochino un Paese contro l'altro», ha concluso Pigasse.
Il premier Papademos ieri era soddisfatto del successo ottenuto dalla sua offerta: «Ora c'è speranza di uscire dalla peggiore crisi del dopoguerra» ma il braccio di ferro con gli hedge funds che non hanno accettato lo swap continua.

Per lo swap del debito della Grecia si può parlare di «successo e consente di voltare pagina nell'evoluzione del problema del debito», gli ha fatto eco Charles Dallara, il direttore dell'Istituto per la finanza internazionale (Iif), l'associazione delle maggiori banche al mondo.
In questo quadro è giunta la decisione, ampiamente prevista di Fitch che ha declassato, dopo S&P's, il rating sulla Grecia da 'C' a 'insolvenza parziale' (restricted default). L'agenzia ha annunciato la decisione dopo la conferma, da parte delle autorità greche e dell'Ue, della decisione di procedere con lo scambio sui titoli ellenici, che opera un taglio del 53,5% sul valore facciale dei bond con una perdita reale del 74 per cento.

Intanto il deficit di Atene ha raggiunto l'11,5% del Pil nel 2011, il tasso di disoccupazione è salito di 6,2 punti percentuali nel 2011 toccando il 21% e il 30% dei negozi nel centro di Atene hanno chiuso. A questo punto la crisi greca cessa però di essere un problema di esposizione per gli investitori privati per limitarsi a un problema di rapporti tra Atene e troika (Fmi, Ue e Bce). Il rischio di uscita dall'Eurozona è ridimensionato e deviazioni dal sentiero di risanamento dovrebbero ora essere più facili da gestire, con riscadenzamento di crediti o una riduzione dei tassi.

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