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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2012 alle ore 08:20.
Il consiglio di amministrazione di Premafin, iniziato nella tarda serata di ieri per esaminare la proroga decisa da Sator e Palladio rispetto all'offerta da 450 milioni, ha discusso sull'opportunità di inviare alla banca agente, ossia UniCredit, una missiva nella quale comunicare all'istituto gli sviluppi recenti. Nel farlo, però, avrebbe perseguito come obiettivo principale quello di sottolineare ancora una volta l'impossibilità di decidere in merito all'offerta visto il vincolo di esclusiva firmato con Unipol. In questo modo la holding avrebbe, nei fatti, chiamato nuovamente in causa i creditori cercando di coinvolgerli nella responsabilità sulla decisione finale. E lo avrebbe fatto dopo che Roberto Meneguzzo e Matteo Arpe nell'ultima lettera spedita alla finanziaria, rifacendosi all'articolo 2409 del codice civile, hanno ricordato al board di Premafin che il collegio sindacale o direttamente il pubblico ministero, nel caso in cui vi sia il sospetto che gli amministratori «abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione», possano rivolgersi al Tribunale.
Tuttavia, gli istituti, forti di un parere legale ricevuto dall'advisor Riolo Calderaro Crisostomo, sarebbero già pronti a rispedire al mittente l'invito di Premafin. In particolare, la bozza predisposta da Rcc, lunga ben otto pagine, in quattro punti chiave solleverebbe da ogni responsabilità gli istituti coinvolti, ossia UniCredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Bpm, General Electric e Cariparma. Più nel dettaglio, i legali sostengono che in capo agli istituti potrebbero ricadere delle responsabilità solo nel caso in cui un loro intervento comportasse una significativa interferenza atta a pregiudicare la trattativa in corso con Unipol. Per questo, gli avvocati consigliano prudenza e ricordano che: non può essere valutata alcuna proposta senza un precedente assenso di Premafin; ogni scelta spetta alla holding poiché i creditori rappresentano interessi parziali rispetto all'interesse generale della società; le banche possono considerare un incontro con Sator e Palladio purché venga messo in chiaro fin dall'inizio che gli istituti si presenteranno solo per ascoltare e che non potranno esprimere alcuna valutazione in merito; e infine non si ravvede alcuna responsabilità in capo ai finanziatori nel caso in cui questi decidano di restare inerti di fronte all'offerta di Meneguzzo e Arpe.
In quattro punti le banche sarebbero dunque pronte a smontare la lettera della holding rinviando a Premafin ogni decisione su Sator e Palladio e innescando così una situazione di stallo difficilmente superabile prima dell'assemblea di Fonsai.
Salvo che le banche creditrici, non decidano di andare a vedere comunque la proposta di Meneguzzo e Arpe ma senza esprimere giudizi in merito. Va ricordato, infatti, che nel corso del summit tenuto presso Leonardo & co a inizio settimana tra Premafin e le banche creditrici alcuni esponenti degli istituti avrebbero sollevato il dubbio sull'opportunità di incontrare Sator e Palladio. Informalmente, molte delle banche coinvolte continuano a ribadire il supporto al progetto Unipol-FonSai, ma una parte, visto che è indispensabile il voto unanime dei finanziatori, potrebbe spingere per vedere l'offerta di Meneguzzo e Arpe. Il tema, sarà oggetto di confronto tra le banche nei prossimi giorni, forti comunque di un parere legale che li esenta dal prendere posizione formale sulla proposta.
Nel frattempo, continuano frenetici gli incontri. Ieri in una delle sedi del gruppo Fondiaria Sai, dove erano presenti il presidente e amministratore delegato Premafin Giulia Ligresti e il presidente di Fonsai Jonella Ligresti, si è recato Federico Imbert del Credit Suisse, istituto che è tra le banche del consorzio di garanzia per l'aumento di capitale e - in momenti diversi - anche Claudio Calabi, vice presidente di Sinergia
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