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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 06:45.

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WOLFSBURG. Dal nostro inviato
Volkswagen festeggia l'anno record 2011 con un superbonus per i top manager ma è prudente sul 2012: quest'anno, che si è aperto con un aumento delle vendite del 7,7% nei primi due mesi, vedrà un aumento del fatturato ma non dell'utile operativo. Alla base del rallentamento ci sono, oltre alla congiuntura, gli investimenti elevati per mettere in atto il nuovo sistema di piattaforme modulari (MQB): la creazione del sistema costerà "circa un quarto" dei 64 miliardi di euro di investimenti previsti in 5 anni, ma permetterà poi risparmi significativi sui costi.
I compensi del board sono raddoppiati a 70 milioni di euro, di cui ben 17 milioni - con 11 di bonus - sono andati al solo amministratore delegato Martin Winterkorn. «Siete voi i nuovi banchieri?» ha chiesto una giornalista. «I nostri utili vengono dall'economia reale» ha risposto un po' piccato Winterkorn, che ha lasciato poi al direttore del personale l'onere della difesa: «A determinare il balzo dei compensi è stata la parte variabile, legata su base biennale all'andamento degli utili operativi» ha spiegato Horst Neumann, aggiungendo che «anche il bonus dei dipendenti è salito in proporzione». Il bonus per i 90mila dipendenti tedeschi è salito a 7.500 euro, pari a meno di un millesimo di quello di Winterkorn; il dividendo per gli azionisti crescerà a 3 euro per azione da 2,20. Oltre alla cedola, l'assemblea del prossimo 19 aprile dovrà decidere anche sulla proposta di rinnovare il mandato nel consiglio di sorveglianza di Vw a Ferdinand Piech, padre padrone del gruppo, e di accogliere al suo fianco la moglie Ursula Piech (la cui qualifica è indicata come «Insegnante di scuola materna con competenze addizionali di economia e diritto»). Con l'ingresso di Frau Piech diventeranno 5 su 20 i membri delle famiglie Porsche e Piech nel massimo organo di sorveglianza del gruppo.
Il gruppo, ha detto ieri Winterkorn, è «in linea per raggiungere gli obiettivi del piano 2018». L'anno scorso ha visto nuovi record di fatturato (+25% a 159,3 miliardi di euro) e utile operativo (+57% a 11,2 miliardi); al balzo dell'utile netto a 15,8 miliardi ha contribuito anche la maxiplusvalenza (6,6 miliardi di euro) sulle opzioni su azioni della Porsche. Il ritorno sul capitale investito è stato del 17,7 per cento, il doppio del minimo fissato dal board. La redditività del business auto è salita per tutti i marchi, anche se alcuni di essi restano in rosso; come Seat, per la quale resta l'obiettivo di un ritorno all'attivo nel 2013. Audi resta la gallina dalle uova d'oro, con un utile di 5,3 miliardi e un margine sulle vendite superiore al 12 per cento; Vw guadagna il 4% del fatturato, esclusi i ben 2,6 miliardi di euro che fruttano le joint venture in Cina. La liquidità netta del settore auto - 17 miliardi di euro - consente al gruppo la massima flessibilità strategica, leggi acquisizioni. Bocche cucite, però, sui possibili obiettivi (dalla Ducati all'Alfa Romeo) così come sul rapporto con la giapponese Suzuki. Dopo la causa intentata da quest'ultima per costringere Vw a cedere la quota del 20% in Suzuki, la casa tedesca ha svalutato la partecipazione e l'ha inserita fra quelle valutate al valore di mercato, ovvero non più strategiche.
Il management Vw chiederà all'assemblea del prossimo 19 aprile l'autorizzazione a aumentare il capitale.
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