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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 08:08.
Archiviata la ristrutturazione del debito greco (ieri è arrivato l'importante ok agli aiuti dai ministri delle finanze Ue e la promozione di Fitch) le Borse tornano a guardare ai dati macro. Su questo fronte le buone sorprese sono arrivate nella mattinata di ieri dallo Zew tedesco, salito a marzo di 22,3 punti dopo il +5,4 di febbraio, ai massimi da giugno 2010 e meglio delle attese che davano +12 punti. Incoraggianti anche le vendite al dettaglio negli Stati Uniti, in aumento dell'1,1% rispetto al mese precedente e del 6,5% rispetto a febbraio 2011.
Alla chiusura di contrattazioni quindi tutte le principali borse europee segnano importanti rialzi a partire da Milano (+2,08% il Ftse Mib) e Madrid (+2,4% l'Ibex35). Gli acquisti si concentrano soprattutto sul credito (+3,27% l'indice Eurostoxx 600 settoriale). Non fa eccezione Piazza Affari (+3,35% l'indice Ftse Italia Banks). Le italiane hanno beneficiato buon esito dell'asta BoT di ieri (vedi pezzo in pagina) e un report di Exane che ha alzato il rating su UniCredit e promosso l'intero settore del credito del nostro Paese.
Dietro la corsa delle banche ci sono poi le indistrezioni sugli stress test sulle banche americane dopo che alcuni istituti, Jp Morgan in testa, avevano lasciato filtrare gli esiti. Queste anticipazioni hanno costretto la stessa banca centrale Usa ad anticipare di due giorni la pubblicazione dei risultati alla chiusura di Wall Street. Risultati positivi: gran parte degli istituti ha infatti passato a gonfie vele gli esami.
Le indiscrezioni intanto avevano già premiato il settore in Borsa: i guadagni sono stati del 7% per JP Morgan e di oltre il 6% per Bank of America, Citigroup e Goldman Sachs. Balzi che hanno spinto l'S&P 500 ha toccare i massimi da giugno 2008 chiudendo in rialzo dell' 1,81% a quota 1.395,96 punti.
È stata la percezione di un esame rigoroso e trasparente a sostenere la reazione degli investitori: la Fed ha messo le banche di fronte a uno scenario con contrazioni del Pil dell'8%, disoccupazione al 13% e crolli del 50% del mercato azionario e del 21% dei prezzi immobiliari. Davanti a simili rovesci, il Tier 1 aggregato degli istituti rimarrebbe tuttavia al 6,3% nel quarto trimestre 2013, contro il 10,1% del terzo trimestre 2011. E quindici delle 19 grandi banche, stando alla Fed, riuscirebbero a rispettare tutti i criteri del test. Qualche cautela pero', non manca: tra le quattro che mostrano ancora sofferenze, spicca il nome di Citigroup. Considerando i piani di gestione del capitale del gruppo per i prossimi due anni, il suo Tier 1 scivolerebbe al 4,9%, sotto il livello di guardia considerato dalla Fed del 5 per cento. Senza simili azioni il Tier 1 sarebbe invece del 5,9,per cento. JP Morgan aveva annunciato fin dal primo pomeriggio di essere in grado, grazie al giudizio della Fed, di varare un aumento del dividendo trimestrale da 25 a 30 centesimi per azione e un buyback azionario da 15 miliardi. Anche da fonti vicine a BofA era emersa una valutazione positiva.
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