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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2012 alle ore 08:13.

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FIRENZE
Fumata nera e tutto rimandato di 24 ore. Ma oggi, a Siena, è il giorno di Alessandro Profumo. Nella riunione di ieri, la Fondazione Monte dei Paschi non è riuscita a varare la lista di maggioranza con i sei nomi (su dodici) per il rinnovo del consiglio d'amministrazione di Banca Mps, compreso il presidente in sostituzione di Giuseppe Mussari arrivato a fine mandato.
A meno di rotture impreviste, però, l'organo amministrativo della Fondazione farà la sua scelta questo pomeriggio, proprio in coincidenza della partita Siena-Novara, costringendo il sindaco Franco Ceccuzzi, appassionato di calcio e assiduo frequentatore degli spalti dello stadio "Franchi", a seguire la partita con il cellulare a portata di mano per avere in diretta le notizie da Palazzo Sansedoni, sede dell'Ente presieduto da Gabriello Mancini.
Ceccuzzi, che con il numero uno della Provincia, Simone Bezzini, indica 13 dei 16 membri della deputazione generale della Fondazione, e dunque rappresenta l'istituzione di riferimento e di fatto è il "grande elettore" del maggior azionista di Banca Mps, in questa vicenda gioca il ruolo del principale sponsor di Profumo. Sono il sindaco di Siena e Bezzini, entrambi Pd (versante Ds), a spingere la candidatura dell'ex amministratore delegato di UniCredit, così come hanno voluto l'arrivo di Fabrizio Viola alla guida del gruppo di Rocca Salimbeni. Due mosse all'insegna dichiarata della «discontinuità».
E se Viola riceverà tutte le deleghe operative come amministratore delegato, Profumo avrà soprattutto deleghe strategiche. Al primo tocca il compito di migliorare efficienza e redditività della banca, al secondo quello di accompagnare il gruppo di Rocca Salimbeni verso alleanze stabili, in un quadro di mercato in forte cambiamento che richiede esperienza e visione non solo nazionali. Ma siccome la discontinuità invocata dalle istituzioni locali dovrà coniugarsi con la tradizione di un legame storico con il territorio, nelle intenzioni destinato a rimanere solido, la scelta dei nomi per il nuovo board della banca si è inceppata sui singoli consiglieri e sui componenti del collegio sindacale, più che sul vertice.
Anche se Mancini (Pd versante Margherita) ha sempre manifestato qualche dubbio sul fatto che Profumo sia davvero l'uomo giusto per Siena (visione condivisa dalle opposizioni in consiglio comunale), tra i sei nomi intorno a cui la Fondazione oggi torna a discutere, quelli dell'ex numero uno di UniCredit e di Viola sono gli unici acquisiti. Il confronto è sugli altri. E qui la capacità di dare realmente discontinuità rispetto al passato non è scontata.
Alfredo Monaci (Pd di area cattolica), attuale presidente di Biverbanca del gruppo Montepaschi, è il candidato più accreditato alla vice presidenza di Rocca Salimbeni, ruolo oggi occupato da Ernesto Rabizzi (sempre schieramento cattolico), che è anche il numero uno di Antonveneta e potenzialmente in corsa per una conferma nel consiglio senese. Il fronte politico dei democratici ha messo sul tavolo altri due nomi, questa volta di derivazione diessina: Enrico Totaro e Fabio Borghi, due dirigenti del gruppo bancario, il secondo anche ex segretario senese della Cgil (che però sarebbe al terzo mandato). Un posto dovrebbe poi spettare alle opposizioni rappresentate attualmente da Andrea Pisaneschi.
Il problema si può riassumere così: siccome i posti disponibili sono sei, tolti l'esponente del Pdl e i due "indipendenti" Profumo e Viola, c'è il rischio che si crei uno squilibrio (2 a 1) tra gli ex Ds e gli ex Margherita del Partito democratico che governa la città con più del 60% dei voti. Una possibilità è che alla fine venga deciso di ridurre da 12 a dieci il numero dei consiglieri, in modo da eliminare il problema. Oppure, ed è la soluzione su cui a Siena puntano maggiormente, dalla riunione di oggi uscirà il nome in grado di mettere tutti d'accordo. Una cosa è certa: difficilmente su questo scoglio potrà naufragare la candidatura di Profumo.
La banca più antica del mondo, alle prese con un riposizionamento operativo e strategico da cui dipende il suo futuro, tra poche settimane avrà completamente rinnovato il vertice di comando. E al timone ci saranno manager svincolati dalle logiche locali. La vera sfida è questa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La deputazione amministratrice
Il governo della Fondazione
La deputazione amministratrice della Fondazione Mps ha per statuto, nell'ambito «degli obiettivi stabiliti dalla deputazione generale, tutti i poteri per l'ordinaria e la straordinaria amministrazione». Dell'organo di governo dell'ente sensese, che ieri si è diviso sull'indicazione dei candidati amministratori di Mps, fanno parte il presidente Gabriello Mancini, il vicepresidente Vittorio Galgani, Enrico Bosi, Enrico Cecchetti, Paolo Fabbrini, Riccardo Martinelli e Alessandro Piazzi

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