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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2012 alle ore 07:55.

Può darsi siano state le parole dell'economista di Citi («la Spagna è a rischio più di quanto sia mai stata») a far mutare l'umore sui titoli di Stato dei paesi "periferici". Può darsi che abbia contribuito la difficile trattative sull'articolo 18 in Italia.

Può darsi, infine, che ci sia un po' di stanchezza dopo tre mesi di corsa per BTp, Bonos, così come per gli Oat francesi. Fatto sta che per la prima volta da gennaio, s'è vista una forte flessione nei prezzi dei titoli di Stato italiani e spagnoli. Nelle ultime due sedute il rendimento del Btp decennale è salito di 15 centesimi e lo spread con il Bund di 23. Quello del Bonos è aumentato di 22 centesimi in tre sedute e lo spread di 28.

Non ci sono elementi per sostenere che il trend degli ultimi mesi si stia invertendo. Ma sarebbe sciocco pensare che la convergenza tra i rendimenti della Germania e quelli dei paesi a rischio possa continuare senza interruzioni. Probabilmente le banche hanno ridotto gli acquisti di bond sovrani ed è scesa la propensione al rischio, come dimostra l'ammontare quasi record di depositi (769 miliardi) presso la Bce.

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