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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2012 alle ore 11:00.
Per la zona euro «il peggio è passato» e anche se «ci sono ancora dei rischi, la situazione si stabilizza».È quanto ha sostenuto Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, in una intervista rilasciata alla Bild, la prima dal suo arrivo a Francoforte. Per Draghi «la Germania è un modello» che ha saputo reinventare lo stato sociale, ha continuato, mostrando apprezzamento anche per altri punti fermi della politica tedesca: la decisa opposizione all'inflazione e l'attenzione allàindipendenza della Bce.
«Queste sono effettivamente delle virtù tedesche, ma ogni banchiere centrale nell'Eurozona dovrebbe averle», ha affermato l'ex governatore della Banca d'Italia. Draghi si è detto pronto a intervenire «immediatamente in modo preventivo» se il rischio inflazione dovesse peggiorare, anche se, ha specificato, che alla luce dell'aumento di benzina e tasse in molti Paesi «siamo da mesi stabilmente all'1,5%».
Neanche la liquidità data alle banche è fonte di preoccupazione sotto questo punto di vista, in quanto spesso questi soldi non sono stati rimessi nel circuito economico. Il numero uno dell'Eurotower, infine, ha minimizzato riguardo i presunti conflitti con il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, e ha negato qualsiasi spaccatura tra Europa settentrionale e meridionale: «Non c'è alcun fossato tra Nord e Sud. Il tempo dei conflitti è finito, ma devo dire che nell'autunno dello scorso anno la situazione era critica».
«Si rischiava di arrivare ad una pericolosa situazione del credito nelle banche con la conseguenza di fallimenti di aziende, che all'improvviso sul piano finanziario potevano ritrovarsi a secco. Abbiamo dovuto impedirlo».
All'obiezione che con il flusso di miliardi concesso dalla Bce sono le banche a fare adesso affari d'oro, Draghi replica che «il denaro della Bce è arrivato nei posti giusti. Solo in Germania sono state 460 le banche partecipanti a questa azione, molte di più del solito. Non sono state dunque solo le banche in difficoltà acute, ma tra di esse ce ne sono state anche molte piccole. Ciò aiuta soprattutto le aziende piccole e medie, che assicurano per il 70% i posti di lavoro in Europa».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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