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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2012 alle ore 06:47.
Nessun aumento di capitale in mancanza di una grande operazione. I manager di Generali rassicurano gli analisti sulla solidità del loro patrimonio e del loro business ma il titolo soffre in borsa per il dimezzamento del dividendo. All'indomani della pubblicazione del bilancio annuale chiuso con un utile di 856 milioni (1702 nel 2010) la Borsa, peraltro in una giornata negativa dei mercati, ha messo sotto pressione il titolo della compagnia che a fine seduta ha perso il 4,6% (a 12,5 euro). La cedola unitaria attesa nei consensi (0,29) era più alta di quella annunciata (0,20) e l'impatto sul titolo è stato significativo amplificato dal mercato dei derivati dove i premi delle opzioni vengono riprezzati sul valore dei dividendi attesi.
A dispetto della reazione negativa, comunque, ieri le notizie positive non sono mancate. A iniziare dall'annuncio di un incremento del 10% del risultato operativo atteso per il 2012, tra i 3,9 ed i 4,5 miliardi (5 miliardi nel 2014). «Stiamo vedendo i segni di ripresa nei primi mesi del 2012», ha sottolineato il group Ceo Giovanni Perissinotto che ha rassicurato gli investitori sulla forza patrimoniale della società. «Solo una grande espansione ad alta intensità di capitale potrebbe eventualmente giustificare nel futuro la richiesta di un contributo ai nostri azionisti». Quanto al previsto esercizio della put (nel 2014) per l'uscita del partner ceco Petr Kellner dalla joint venture in Europa orientale PPF, non è detto che la partita si risolva in un esborso in contati per Trieste (intorno a 2,5 miliardi secondo gli accordi presi a suo tempo).
Ieri Perissinotto ha annunciato che il Leone, preparandosi a quell'appuntamento, sta valutando «varie eventualità possibili», anche quella di sostituire il suo attuale partner con altri soggetti. Vi sono diversi intermediari finanziari - ha detto - interessati a «prendere una partecipazione assieme a noi in questa società, cosa che stiamo valutando a seconda delle offerte e ci stiamo riflettendo».
Più in generale i manager del gruppo triestino hanno rimarcato la solidità del gruppo. Il margine di solvibilità sceso al 117% del minimo a fine dicembre, per il turmoil sui titoli governativi, è risalito a fine febbraio a al 132 per cento. E per il 2014 è atteso giungere al 140% come effetto indotto dalla partita Pps. Il Cfo della compagnia Raffaele Agrusti ha sottolineato un altro aspetto positivo. La riserva Afs – un serbatoio patrimoniale dove si accumulano le minusvalenze del portafoglio d'investimenti – si è sostanzialmente sgonfiata, passando da un valore negativo per 2 miliardi (dicembre 2011) ad un valore positivo per 200 milioni all'inizio di marzo.
Infine l'altro Ceo del gruppo, Sergio Balbinot, ha fornito agli analisti dettagli sull'andamento della gestione industriale nei rami danni che nel 2011 è fortemente migliorata (+38% a 1,5 miliardi). Un risultato - ha spiegato - su cui ha influito anche l'assenza di rilevanti calamità naturali ed il miglioramento del ramo della Rc auto. In questo caso anche la crisi economica, riducendo il "consumo" di automobili in Europa, sta avendo un effetto positivo. E positivo sarà anche l'impatto del recente decreto liberalizzazioni del Governo che Perissinotto ha stimato, a livello del mercato assicurativo italiano, in risparmi tra 750 e 1000 milioni.
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