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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 08:06.

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FRANCOFORTE - Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, respinge le accuse tedesche secondo cui le operazioni di finanziamento della Bce alle banche possono creare inflazione, sostenendo di avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per riassorbire la liquidità e salvaguardare la stabilità dei prezzi. E sollecita i Governi europei ad adottare «ulteriori, decise misure» dopo quelle che negli ultimi mesi, insieme all'azione della stessa Bce, hanno portato alla stabilizzazione di una situazione che a novembre era «molto cupa».

Subito dopo la seconda delle due operazioni di finanziamento triennale (Ltro) alle banche a fine febbraio, sono iniziate le richieste, cui ha dato voce la Bundesbank, di adottare una strategia d'uscita per evitare ripercussioni sull'inflazione e distorsioni nei prezzi delle attività. Ma Draghi ha ribattuto ieri che questo potrebbe verificarsi solo dopo un aumento sostenuto di moneta e credito, non della liquidità della Banca centrale di per sé. Per ora, la crescita della moneta rimane bassa, ha osservato, mentre il credito al settore privato è cresciuto a gennaio solo dell'1,5 per cento. I mercati, secondo il presidente della Bce, continuano a mostrare aspettative di inflazione bassa nei prossimi 5-10 anni.

Il mese scorso, l'inflazione nell'Eurozona è stata del 2,7%, sopra l'obiettivo della Bce («sotto, ma vicino al 2%»), e non lo centrerà prima dell'inizio del 2013. Ma Draghi ha affermato che l'Eurotower ha tutti gli strumenti a disposizione per riassorbire la liquidità, compresi operazioni a lungo termine e aumenti della riserva obbligatoria, ed è fermamente intenzionata a usarli se dovesse rendersi necessario.

Draghi ha ricordato che a novembre le prospettive del settore finanziario dell'area euro erano molto cupe, con una grave stretta creditizia imminente, anche se «le previsioni da giorno del giudizio erano esagerate», in quanto sottostimavano la capacità di reazione delle autorità europee. E queste hanno reagito. La Bce con le sue Ltro che hanno dato alle banche liquidità netta per oltre 500 miliardi di euro, e che hanno raggiunto 800 banche, di cui 480 in Germania e molte delle quali di piccole dimensioni, in modo da "avvicinare" i fondi alle piccole e medie imprese. «Non erano fatte per sostenere il debito sovrano né i profitti delle banche, ma disegnate specificamente per evitare un credit crunch», ha detto, ricordando anche le cautele dell'Eurosistema nell'accettare collaterale addizionale dalle banche. Anche su questo fronte la Bce è stata oggetto di critiche della Bundesbank, secondo cui si tratta di rischi eccessivi: Draghi ha risposto che queste operazioni sono soggette a un haircut molto forte, il 53% in media.

A sostegno della posizione di Draghi è intervenuto ieri anche il suo predecessore, Jean-Claude Trichet, affermando che le Ltro erano «pienamente giustificate». L'attuale capo dell'Eurotower ha notato che le banche hanno ripreso a emettere obbligazioni non garantite (70 miliardi di euro nel 2012, più che nell'intero secondo semestre 2012), stanno rafforzando il capitale (il 20% in più delle richiesta della European Banking Authority) e gli impieghi si stanno stabilizzando.

I Governi, dal canto loro, ha sostenuto Draghi, hanno varato il "fiscal compact", le nuove regole per i bilanci pubblici, anticipato l'entrata in vigore del fondo salva-Stati permanente Esm e agito sul risanamento dei conti e le riforme strutturali. Il presidente della Bce ha elogiato in modo particolare la «determinazione» di Italia e Spagna e i buoni risultati ottenuti da Portogallo e Irlanda, in linea con i programmi concordati in cambio degli aiuti internazionali. Draghi ha però ancora una volta ammonito a non abbassare la guardia: «L'attuale stabilizzazione non deve fermare la nostra risposta alle sfide economiche, finanziarie e fiscali», sostenendo che le riforme messe in atto richiedono tempo per portare benefici, come è accaduto in Germania, e che «ulteriori, decise misure sono richieste per rafforzare le posizioni fiscali e la competitività».

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