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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 08:07.

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BRUXELLES - A qualche giorno da un delicatissimo incontro dei ministri delle Finanze europei a Copenhagen, la Germania ha tratteggiato ieri i contorni di un possibile potenziamento dello scudo finanziario della zona euro. A prima vista richia di deludere i mercati, così come la Commissione europea e l'Italia che ancora ieri a gran voce hanno chiesto un rafforzamento sostanzioso.

In discussione è l'articolazione tra il fondo di stabilità Efsf e il meccanismo di stabilità Esm. Il primo, di natura provvisoria, è nato con una dotazione di 440 miliardi di euro, di cui 200 miliardi già impegnati a favore della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo. Il secondo, che nascerà il 1° luglio e avrà un carattere permanente, beneficerà a regime di una capacità di prestiti di 500 miliardi di euro.

Riferendosi all'Efsf, il cancelliere Angela Merkel ha spiegato ieri a Berlino: «Circa 200 miliardi di euro sono già stati impegnati. Potremmo immaginare che questi 200 miliardi viaggino in parallelo all'Esm finché i Paesi debitori avranno rimborsato completamente il denaro prestato». Di più la signora Merkel non ha voluto dire, lasciando un margine di ambiguità ai reali desideri tedeschi.

Il cancelliere non ha spiegato precisamente cosa succederà dei 240 miliardi di euro in garanzie che l'Efsf non ha ancora distribuito. Restano in vita nell'Efsf? Oppure sono resi ai Governi? Ieri sera non era perfettamente chiaro. Nel primo caso, l'effettiva capacità di prestito del «parafiamme» è di 740 miliardi di euro (almeno fino al 2013 quando l'Efsf chiuderà); nel secondo caso è di appena 500 miliardi di euro.

Alcuni diplomatici facevano capire qui a Bruxelles che nella sostanza la Germania opta per l'opzione minimalista, ma starebbe cercando una soluzione per meglio presentarla ai mercati. Altri negoziatori erano più costruttivi, alla ricerca di un compromesso dell'ultimo minuto tra le aspettative degli investitori e le esigenze di Berlino.

Lo sguardo corre anche agli azionisti del Fondo monetario internazionale, che si sono detti pronti ad aumentare la dotazione dell'Fmi solo dopo che l'Europa avesse potenziato il suo firewall. Comunque sia, archiviata, per ora, è l'ipotesi più ambiziosa, un potenziamento basato sull'associazione piena dell'Efsf e dell'Esm, con un tetto di 940 miliardi di euro e una effettiva e permanente capacità di prestiti di 740 miliardi.

È probabile che in cuor suo la signora Merkel sappia perfettamente che un potenziamento minimalista del parafiamme europeo rischia di deludere i mercati finanziari. Al tempo stesso, tuttavia, il cancelliere deve fare i conti con eventuali passaggi parlamentari e con le ricorrenti tensioni nella sua maggioranza, spesso contraria a nuovi salvataggi sovrani.

«La nostra posizione è nota», ha affermato dal canto suo il portavoce della Commissione Amadeu Altafaj. «Pensiamo che avere a disposizione un parafiamme solido è un fattore che permetterebbe di aumentare la fiducia nel modo in cui stiamo affrontando la crisi». Ha aggiunto Altafaj: «Crediamo sia essenziale trovare un accordo entro la fine della settimana a Copenhagen».

Sempre da Bruxelles, il ministro italiano per gli affari europei Enzo Moavero ha spiegato che Roma è favorevole ad un rafforzamento del parafiamme prevedendo per loro «la massima capacità finanziaria». L'Italia è fermamente convinta che per evitare un nuovo rischio contagio - preoccupano la Spagna e il Portogallo - l'Europa debba dotarsi di un fondo salva-stati sufficientemente potente.

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