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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2012 alle ore 06:42.
In molti si aspettavano un «atto virtuoso». Lo avrebbero gradito le banche creditrici ma sarebbe stato consigliato anche da alcuni dei consulenti più vicini alla famiglia. Al termine di una giornata fitta di incontri e riunioni l'atto virtuoso, però, non c'è stato: Jonella Ligresti è tra i candidati nella lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Fondiaria Sai e non ha dato le dimissioni da presidente della compagnia. Le fonti, che hanno fatto trapelare la notizia della permanenza della figlia di Salvatore Ligresti al vertice del gruppo assicurativo, hanno spiegato la decisione motivandola con la necessità, in questa fase assai delicata in cui è in discussione il progetto di integrazione con Unipol, di eleggere un board che sia nel segno della «continuità» rispetto al passato. Questo, spiegano, perché si sarebbe potuto rivelare dannoso cambiare in corsa la squadra al lavoro sull'integrazione.
Un punto di vista condiviso solo parzialmente da chi, oltre alla famiglia Ligresti, è impegnato da tempo sul dossier. In diversi avrebbero preferito, piuttosto, un segnale di discontinuità che secondo alcune interpretazioni avrebbe anche potuto favorire un'accelerazione della trattativa con Unipol. Soprattutto in virtù dei recenti accadimenti, ossia dopo le indagini avviate dalla Procura di Milano sull'intera filiera dei Ligresti. Il pm Luigi Orsi sta analizzando una serie di documenti, alcuni dei quali acquisiti nel corso dell'attività istruttoria che oltre ai potenziali danni patrimoniali provocati a Fondiaria dalle operazioni con parti correlate potrebbero chiamare in causa anche la situazione debitoria di Premafin. Un quadro, quello istruttorio, che ieri ha spinto al ribasso sia FonSai che Premafin: il primo ha perso il 6,3% il secondo il 5,48 per cento.
Detto questo, i giochi ormai sono fatti e la lista verrà depositata entro la mezzanotte di oggi per venir poi resa nota al più tardi lunedì. A difesa del mancato passo indietro di Jonella Ligresti si fa notare che, in realtà, la figlia dell'Ingegnere ha rimesso tutte le deleghe operative ancora lo scorso luglio e che di fatto oggi ricopre un ruolo non esecutivo. Un presidio di facciata che Jonella Ligresti non ha voluto abbandonare a pochi mesi dalla realizzazione del possibile progetto di integrazione con Unipol. Come è noto il consiglio di amministrazione di FonSai resterà in carica solo fino a quando Unipol non completerà la ricapitalizzazione in Premafin e non ne prenderà il controllo.
In quest'ottica, la holding ha comunicato ieri che al consiglio di amministrazione di domani verrà approvato la relazione ex articolo 67. Di fatto, quindi, verrà messo il sigillo a un piano di ristrutturazione, concordato con le banche, che dovrebbe scongiurare il pericolo di un potenziale fallimento della finanziaria. Anche se, va ricordato, attualmente l'impegno degli istituti creditori a rinegoziare l'esposizione da 368 milioni di Premafin non risulta essere vincolante. In quella sede verrà anche fissata la data dell'assemblea per la delibera dell'aumento di capitale riservato da 400 milioni funzionale all'ingresso della compagnia di Bologna in Premafin.
Inoltre verrà anche approvato il bilancio della holding. I conti verranno redatti sulla base dell'esito degli impairment test condotti da PricewaterhouseCoopers e da Maurizio Dallocchio sulla partecipazione in Fondiaria Sai. Un'analisi dalla quale sarebbe emerso un valore per ogni singolo titolo della compagnia assicurativa attorno ai 4 euro. In altre parole Premafin dovrà svalutare il pacchetto di azioni detenuto nel gruppo dagli attuali 7,9 euro ai potenziali 4 euro. Un valore che, per Premafin, potrebbe anche diventare la base di partenza per trattare con Unipol riguardo al prezzo dell'aumento di capitale che la compagnia dovrà sottoscrivere a favore della holding. Probabilmente, però, se il valore di 4 euro verrà confermato, la trattativa sarà in salita. È immaginabile che il gruppo di Bologna, vista la situazione in cui versa la finanziaria, sposi una politica più prudente che attribuisca alla compagnia assicurativa, se non i valori a cui il titolo tratta in Borsa, un prezzo certamente meno rotondo.
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