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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 12:30.

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Robert "Bob" Diamond, presidente di Barclays (Bloomberg)Robert "Bob" Diamond, presidente di Barclays (Bloomberg)

«Bonus? Nessun bonus per Bob Diamond». Il pollice verso all'articolato meccanismo di gratifiche che faranno lievitare la remunerazione del ceo di Barclays Bank attorno ai 17 milioni di sterline, lo ha mostrato Pensions and investment research consultant (Pirc), l'ente che agisce da advisor per gli investitori istituzionali. «Con il titolo scambiato ai livelli attuali - obiettano gli analisti di Pirc - più che di bonus si dovrebbe considerare il recupero delle gratifiche concesse in passato».

Con un Roe al 6,6% nel 2011, notano altri, l'amministratore delegato non merita affatto premi del genere. Considerazione condivisa nella premessa - non nella conclusione - dallo stesso Diamond che definì «inaccettabile» un così magro return on equity.

L'opinione dei consulenti è in linea con i sentimenti di una solida pattuglia di azionisti che si preparano a bocciare all'assemblea del 27 aprile il ricco salario di colui che è stato considerato il banchiere più pagato al mondo. Standard Life, Fidelity, Aviva e Scottish Widows i più decisi contestatori della politica salariale che domina in Barclays controllano il 6,45% della banca e sono in grado di portare sul fronte del «no» un altro 3,5% di più piccoli azionisti. Se il 10% del capitale si opporrà al super-stipendio, Bob Diamond si troverà in difficoltà e con lui la prima linea del gruppo, Rich Ricci e Jerry del Missier co-head dell'investment bank, BarCap.

Probabilmente i superstipendi andranno ugualmente ai rispettivi destinatari, ma forse per l'ultima volta. Un'opposizione così netta da un gruppo tanto blasonato di azionisti potrebbe spingere il management a rivedere una politica che fino ad ora è rimasta impermeabile alle pressioni politiche e della società britannica fortemente critiche nei confronti dei banchieri. Barclays, di fatto l'ultima grande banca inglese in mano privata se non si considera la «cinese» Hsbc, dopo la crisi del credito ha tenuto la barra del timone ferma correggendo appena la politica sulla remunerazione interna a differenza di quanto è toccato fare ad Rbs controllata quasi interamente dal Tesoro. La proprietà pubblica o privata non sembra più essere discriminante per definire le retribuzioni nelle banche britanniche se, davvero, il 27 aprile gli azionisti si leveranno contro Diamond e i suoi più stretti collaboratori. Uno dei capitoli più contestati nel pacchetto salariale del ceo è la cosiddetta Tax Equalisation, ovvero i 5,7 milioni di sterline che la banca paga direttamente all'ufficio delle imposte inglese per l'amministratore delegato trasferito dagli Usa nel Regno Unito quando fu nominato numero uno dell'istituto britannico. Una cifra che sembra andare oltre la normale neutralizzazione del carico fiscale previsto nel caso di spostamento di un dipendente.

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